Aste 5G: dove indirizzare le risorse?

Si è chiusa l’asta per le reti 5G. La base d’asta di 2,5 miliardi è stata quasi triplicata, raggiungendo i 6,55 miliardi di offerta (con un surplus di circa 4 miliardi) che lo stato incasserà nel giro di 4 anni

  • 1,25 miliardi nel 2018
  • mezzo miliardo tra il 2019-2021
  • Maxi rata finale di circa 4,8 miliardi nel 2022

PERCHE È IMPORTANTE  Se la cifra preventivata – 2,5 miliardi  – pare già indirizzata verso la riduzione del debito pubblico, lo stesso non si può dire del surplus, che sarà verosimilmente oggetto di contese tra ministeri o utilizzato come strumento tappabuchi già con questa legge di bilancio.

IL PRECEDENTE    La generazione di surplus, non è però una novità. Durante l’asta per le reti 4G (autunno 2011), lo Stato riuscì ad incassare circa 3,9 miliardi – quasi 1,5 miliardi in più rispetto alla previsione del governo. L’ex Ministro delle Comunicazioni Paolo Romani fu vicinissimo nell’investire quasi il 50% del surplus per lo sviluppo della banda larga, ma in fase avanzata, il Ministero dell’Economia guidato da Giulio Tremonti indirizzò l’intero surplus verso l’ammortamento dei titoli di Stato.

SURPLUS D’INNOVAZIONE   Il mancato investimento in tecnologia di 7 anni fa, fu un errore. Come ha giustamente sottolineato il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, l’equivalente dell’introito di gara dovrà essere investito in nuove tecnologie ed innovazione. Di fronte a ingenti investimenti privati, lo Stato non deve cadere nella tentazione di vedere il surplus come uno strumento per spese una tantum ma utilizzarlo per avviare politiche di innovazione tecnologica.

Sarebbe dunque opportuno avviare una politica di innovazione incentrata su questi 3 punti cardine, che non andrebbe solo a beneficiare il cittadino ma anche gli stessi operatori:

  • Sviluppo concreto delle competenze digitali della pubblica amministrazione e delle Pmi. Un’efficace digitalizzazione della pubblica amministrazione andrebbe a portare benefici in modo diretto anche al settore privato.
  • Fornire agevolazioni ed incentivi fiscali per supportare il mercato dei venture-capital per startup. Il settore, partito col piede giusto, è ancora in fase nascente. Tra il 2016 ed il 2017 gli investimenti, circa 200 milioni di euro, sono rimasti stabili.
  • Rilanciare il progetto delle smart cities. In paesi come Cina e Stati Uniti si potranno contare oltre il 50% delle città intelligenti a livello globale entro il 2025, in grado di mettere in moto un universo da 320 miliardi di dollari (link).

Investire parte dei proventi dell’asta 5G in queste 3 aree specifiche fornirebbe una possibilità concreta per colmare il gap tecnologico. La mancanza di progettualità e di visione a lungo termine non ci hanno permesso di mantenere il passo dei paesi leader dell’urbanizzazione intelligente.

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