Bilancio 2017: Innovazione e Competitività

L’idea di Competere

Defiscalizzare gli investimenti produttivi, puntando sulle nuove tecnologie, ecco cosa prevede il Piano Industria 4.0, inserito nella Legge di Stabilità 2017. Tra le principali misure per il nuovo anno c’è infatti un comparto industriale italiano da ripensare, anzi rivoluzionare, puntando sull’innovazione; un’innovazione che deve essere sostenuta con incentivi fiscali attuabili dalle imprese nei propri bilanci. In altri termini, se un’azienda innova, viene premiata.

E’ così che l’Italia si prepara alla quarta rivoluzione industriale, con oltre 13 i miliardi di incentivi dal 2018 al 2024 che il governo ha previsto di erogare alle imprese, pronte ad investire in nuove tecnologie e in strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali. Accanto alla conferma del precedente sgravio fiscale del super ammortamento anche per il 2017 al 140% per l’acquisto di nuovi beni strumentali il Governo ha introdotto con la Legge di Bilancio 2017 un nuovo super ammortamento al 250% per gli acquisti in specifici settori.

Il super ammortamento al 250% è rivolto alle spese effettuate per interventi di Industria 4.0 e si va ad aggiungere al confermato 140% di sgravio per gli acquisti in nuovi beni strumentali. La differenza del nuovo iper ammortamento al 250% rispetto al super ammortamento 140% è che l’agevolazione è rivolta agli imprenditori che investiranno in beni strumentali materiali e immateriali di alta tecnologia e in ricerca e sviluppo. Il bonus salirà quindi al 250% di ammortamento solamente sulle spese effettuate in ricerca, sviluppo e innovazione.

Con il Piano Industria 4.0, dunque, il governo dichiara di aumentare l’efficienza del sistema produttivo, avvantaggiando molto le grandi imprese italiane. Gli incentivi fiscali, in un tessuto industriale composto da molte PMI, riusciranno difficilmente a stimolare investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto in un periodo di recessione che dura da anni e in un clima di generale incertezza. La trasformazione dell’Industria 4.0 deve essere epocale, per questo occorre uno sforzo di sistema che coinvolga una partnership tra pubblico e privato, orientamenti e risorse.

Bisognerà anche considerare il prezzo in termini di perdita dei posti di lavoro tradizionali. L’industria 4.0 può essere il “motore” giusto per far ripartire investimenti e produttività in Italia. Ma il rischio è che il motore giri a vuoto se non ci saranno sforzi adeguati per sviluppare le competenze di chi non vuole essere escluso dalla quarta rivoluzione industriale.

Insomma, per valutare l’impatto della manovra, che punta a rendere competitive soprattutto le piccole e medie imprese italiane, occorrerà capire come il governo scelga sostenere la nascita di una nuova generazione di lavoratori digitalizzati. L’obiettivo non deve essere solo quello di formare persone con competenze tecniche ma anche altre figure che abbiano skills minimi di base. Ma quello che andrebbe fatto, e che invece non è stato minimamente previsto dal Piano, è un ulteriore rafforzamento degli interventi sulla formazione di competenze digitali nelle PMI, come elementi fondamentali nella definizione degli obiettivi strategici. Ancora nel 2013, il 40% dei piccoli imprenditori italiani pensava che internet non fosse rilevante per il proprio futuro. Allo stesso tempo, quando decidevano di avviare la digitalizzazione, nel 24% dei casi non trovavano personale qualificato.

Nel 2020 la popolazione digitale avrà superato i 6 miliardi di persone, prepararsi ad accoglierli è il modo migliore per rilanciare la nostra economia.

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