Huawei: tra Stati Uniti e Cina, l’Europa non deve rimanere schiacciataL'IDEA DI UMBERTO CUCCHI

L’amministrazione Trump ha iniziato la sua campagna contro la multinazionale cinese delle telecomunicazioni Huawei. Il governo Americano ha espresso preoccupazioni sulle nuove leggi introdotte da Pechino che obbligano le loro imprese nel cooperare con le forze d’intelligence cinesi. L’Europa rischia di trovarsi schiacciata tra le due superpotenze.

Diversi funzionari del Governo statunitense sono alla ricerca di preziosi alleati in Europa per arginare l’avanzata del colosso asiatico, chiedendo più o meno esplicitamente di escludere la compagnia dagli appalti per lo sviluppo delle infrastrutture 5G in Europa – Italia inclusa.

PERCHÉ È IMPORTANTE    Huawei è dal 2012 il maggiore produttore di apparecchiature per telecomunicazione del mondo e oggi il secondo produttore di smartphone preceduta solo da Samsung. Nel 2018, il fatturato annuo della multinazionale cinese ha superato per la prima volta i 100 miliardi di dollari (+21% rispetto al 2017). L’Italia è tra i paesi più importanti per il business della multinazionale con un fatturato di circa 1 miliardo di euro. Le nuove regolamentazioni cinesi sull’utilizzo dei dati personali che coinvolgono anche Huawei, però, mettono a rischio i dati di milioni di cittadini Europei.

Il processo di standard-setting fa parte della strategia politica industriale cinese e il mercato Europeo offre alla multinazionale cinese uno scenario rilevante: 500 milioni di consumatori, framework legislativo efficiente e istituzioni solide. Inoltre, l’Europa rappresenta un laboratorio di riferimento globale per la definizione delle norme riguardanti il settore delle telecomunicazioni.

SICUREZZA MADE IN CHINA  I dati dei cittadini Europei potrebbero non essere al sicuro. Mentre le aziende cinesi che operano in Europa devono conformarsi al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), le medesime sono vincolate anche al rispetto delle leggi sull’intelligence del paese di origine in contraddizione con lo stesso GDPR. Il regime di intelligence e di applicazione della legge in Cina non supera lo standard dell’UE per la tutela della privacy: i cittadini dell’UE rischiano di non avere certezze giuridiche di fronte a tribunali cinesi in caso di violazione della privacy.

LEZIONE AMERICANA    Dopo le rivelazioni di Edward Snowden, i giganti tecnologici della Silicon Valley sono stati soggetti ad un’ondata continua di regolamentazione tecnologica da parte dell’Unione Europea. Nonostante la sorpresa ed il disappunto statunitense, le relazioni tra le due entità politiche divise dall’Atlantico sono riprese. Ora potrebbe essere il turno della Cina.

UN NUOVO PERCORSO    La tentazione di penalizzare il colosso industriale straniero ha coinvolto diversi Paesi dell’UE che stanno prendendo misure volte a escluderlo dagli appalti pubblici. È la strada giusta? Probabilmente no. Costruire un nuovo percorso insieme a Huawei, rispettando la privacy ed i diritti di milioni di consumatori Europei, deve essere preferito al boicottaggio selvaggio di una multinazionale. Huawei ha più volte dichiarato la sua estraneità riguardo pratiche di backdoor.

Nonostante queste affermazioni possano sembrare di facciata, è necessario che funzionari UE e dirigenti Huawei inizino a collaborare per lo sviluppo di uno standard di sicurezza informatica condiviso. Urge dunque una revisione della norme sulla cybersicurezza in modo tale da renderle più stringenti ed escludere multinazionale sospettate di spionaggio, ma non l’elaborazione di norme europee taylor-made per colpire una sola specifica azienda.

L’Europa può imparare molto dalla Cina per quanto riguarda lo sviluppo dell’industria sostenibile, sviluppando al contempo la sua strategia ed estendendola con un modello sociale basato sulla partecipazione. Rompere i rapporti con il gigante tecnologico di Shenzhen senza adeguate riflessioni comporterebbe conseguenze tangibili per la crescita digitale e tecnologica del continente europeo.

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