Infrastrutture: la Spinta che MancaStefano Cianciotta

Alla ripresa economica che lentamente sta diventando strutturale, manca in Europa e in Italia il contributo fondamentale del settore delle infrastrutture.

Nei prossimi dieci anni gli investimenti in infrastrutture e reti elettriche conosceranno nel mondo un dinamismo senza precedenti. Gli investimenti maggiori saranno sostenuti dalla Cina, Paese al quale stanno guardando anche players pubblici italiani importanti come Anas e Rfi, ma anche gli Usa con il New Deal di Trump (al quale si affianca anche l’intervento fiscale) hanno chiaramente fatto intendere che gli investimenti nelle infrastrutture avranno un ruolo decisivo nella nuova leadership mondiale. 

Sarà fondamentale, pertanto, anche in Europa e in Italia ricominciare a investire nelle infrastrutture.
Il tema delle infrastrutture non solo deve tornare ad essere centrale nell’agenda della politica comunitaria (il Piano Junker è stato un primo e significativo tentativo in questa direzione), ma deve essere di nuovo percepito dall’opinione pubblica come indifferibile per tornare a promuovere crescita e sviluppo.

La priorità per il sistema economico italiano è quella di creare un habitat positivo per i mercati. Lo snellimento del sistema burocratico e la rimozione di quegli ostacoli che impediscono ad un adeguato programma di politica economica ed industriale di dispiegare i propri effetti, diventano le condizioni fondamentali per promuovere lo sviluppo infrastrutturale e per sostenere i pilastri indicati alcuni mesi fa sul Sole 24 Ore nel Piano Calenda-Bentivogli (competenze, imprese e lavoro), concepiti in un’ottica nuova, nel quale soprattutto le infrastrutture digitali e le relative competenze diventano strumenti e fattori di sviluppo per agevolare il passaggio della Terza Italia verso la Smart Valley.

La scelta di avviare la sperimentazione della tecnologia 5G in cinque città italiane, Milano, Prato, Matera, Bari e L’Aquila, farà dell’Italia un hub capofila in Europa per la realizzazione infrastrutturale per l’Internet delle cose, la grande rete che nel 2020 connetterà oltre 25 miliardi di oggetti.

A Milano e Bari hanno sede due prestigiosi Politecnici, indicati dal Governo tra i Centri di Competenza che dovranno sviluppare Industria 4.0. Avviare la sperimentazione del 5G in queste due città, quindi, appare in linea con l’impatto in termini di innovazione e di Pil che produce la conoscenza.

La scelta de L’Aquila ugualmente va letta come un implicito riconoscimento ad una realtà che attraverso la ricerca (si pensi al contributo del Gran Sasso Science Institute, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e della sperimentazione all’Università della macchina intelligente con Google e FCA) sta superando la fase critica del post-sisma, accreditandosi come uno dei nuovi territori emergenti in Europa.

Il futuro dei territori italiani passerà quindi dalla capacità di velocizzare i processi amministrativi, sotto il profilo delle agevolazioni fiscali, dello snellimento dell’iter autorizzativo e della individuazione di partner economici qualificati.
Si pensi, ad esempio, all’importanza che la ZES (Zona Economica Speciale a fiscalità agevolata) assume per il sostegno alle politiche di sviluppo industriale e logistico del Sud Italia, il cui funzionamento deve superare i due principali fattori che scoraggiano nel nostro Paese gli investimenti più del peso fiscale: la farraginosità del sistema burocratico e l’incertezza della giustizia.

Eppure le norme per accelerare i processi esistono. Tra le principali novità del nuovo Codice dei Contratti dei Lavori Pubblici (rivisto con 300 correzioni legislative ed imbrigliato dalle beghe tra il Governo, il legislatore e l’Anac), vi è proprio la disciplina della trattativa privata tra le imprese.

C’è un altro pilastro del Piano Calenda-Bentivogli che si lega indissolubilmente al rinnovamento dell’ecosistema nel quale promuovere una nuova fase di sviluppo anche nel sistema infrastrutturale. Il tema delle competenze, in un’ottica di Industria 4.0, infatti, investe appieno i settori della progettazione (il BIM ad esempio) e quello delle infrastrutture, che vanno rinnovati in un’ottica globale, come hanno capito le grandi imprese italiane che già oggi competono con i players internazionali.

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