IPRI 2019: Tutelare la Proprietà per InnovareL'INDICE INTERNAZIONALE SULLA TUTELA DELLA PROPRIETÀ PRESENTATO IN ITALIA DA COMPETERE

Competere presenta in esclusiva per l’Italia l’International Property Rights Index 2019 (IPRI 2019) che misura come e quanto viene tutelata la proprietà fisica e intellettuale. L’Italia è solo al 46esimo posto. Il nostro caso studio fa emergere futuri rischi dall’adesione alla Belt and Road Initiative. 

PERCHÉ È IMPORTANTE   I diritti di proprietà sono diritti naturali che alimentano la crescita economica e lo sviluppo sociale. Essi promuovono l’innovazione e sono di stimolo per la produttività, costituendo allo stesso tempo un efficace meccanismo di difesa delle libertà individuali.

L’International Property Rights Index (IPRI) è uno studio realizzato con cadenza annuale dalla Property Rights Alliance che misura come e quanto viene tutelata la proprietà fisica e intellettuale in 127 Stati rappresentanti il 98 per cento del Prodotto Interno Lordo mondiale ed il 94 per cento della popolazione.

ITALIA IN AFFANNO   L’edizione 2019 dell’IPRI riporta un Italia al 46esimo posto della classifica mondiale con un punteggio pari a 6.1. Siamo ben distanti dagli altri Paesi del G7 (7.9 punti di media) e di gran lunga staccati dai Paesi quali la Finlandia (8.7), la Svizzera (8.5), la Nuova Zelanda (8.5), Singapore (8.4) e l’Australia (8.3) che occupano le prime cinque posizioni.

I PROBLEMI    L’Italia è insufficiente nella stabilità politica e nel garantire efficienza ed efficacia della giustizia civile (punteggio 5.4). Scarsi i risultati anche nella tutela della proprietà fisica (punteggio 6.1). Riesce a strappare un discreto risultato (circa 6.78) nella tutela della proprietà intellettuale grazie anche alle agevolazioni derivanti dal cosiddetto patent box.

CHI PIÙ TUTELA PIÙ INNOVA   L’indice dimostra che esiste una correlazione positiva tra innovazione e tutela della proprietà. Non è un caso che i Paesi al vertice della classifica (Scandinavi, Singapore, Svizzera, USA) siano anche paesi tecnologicamente avanzati ed economie basate su alti tassi di innovazione.

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IL CASO   Quando si parla di proprietà intellettuale si parla anche di contraffazione. Un’attività illecita che colpisce le imprese italiane per 24 miliardi di euro (dati OCSE 2016). La versione 2019 dell’International Property Rights Index contiene anche un caso studio realizzato da Competere sulle problematiche che l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road Initiatives cinese comporta in termini di tutela del know-how e del prodotto.

IL MARCHIO (FAKE) DEL DRAGONE   La nostra analisi suggerische che l’apertura di una nuova “Via della Seta” potrebbe aggravare questo fenomeno, facendo dell’Italia un punto di transito verso l’Europa per nuove merci contraffatte e danneggiando le imprese nostrane. Nel Memorandum firmato dal precedente Governo Conte l’aspetto della proprietà intellettuale è stato affrontato in modo superficiale e potrebbe essere un grave errore. Basti pensare che dalla Cina e dall’hub internazionale di Hong Kong provengono rispettivamente il 37% e il 30% dei prodotti contraffatti, che finiscono per circolare in Italia ed in Europa.

THE ITALIAN WAY   Il nuovo rapporto con il Dragone ha già creato tensione con gli alleati Occidentali e con la stessa Unione Europea. Le incognite sono molteplici e il caso della proprietà intellettuale è emblematico. Non c’è dubbio che un rafforzamento delle relazioni commerciali con la Cina, anche attraverso nuove infrastrutture, possa essere una grande opportunità. Tuttavia, prima di proseguire con l’accordo, è necessario stabilire con il partner asiatico degli standard di tutela della proprietà solidi e concordare attività efficaci di prevenzione e contrasto alla contraffazione, per evitare nuove minacce al made in Italy e alle nostre aziende.

 

di Giacomo Bandini

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