Non solo migranti: l’Africa è il nuovo Klondike

L’Africa è tra le regioni meno sviluppate al mondo ma è tra quelle che ha ricevuto più investimenti diretti esteri negli ultimi 20 anni. Solo qualche mese fa, durante il Forum di cooperazione Africa-Cina, Pechino ha garantito ulteriori investimenti per oltre 60 miliardi di dollari. Qual è la strategia Cinese per il continente Africano?

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PERCHÉ È IMPORTANTE     Nei prossimi cinque anni, dieci economie Africane saranno tra le prime venti al mondo per quanto riguarda la crescita economica annua. Questo elevato ritmo di crescita,  in aggiunta ad una maggiore stabilità socio-politica, ha incentivato i maggiori attori internazionali ad incrementare gli investimenti verso i Paesi di questo continente. Un mercato d’oro per chi è in cerca di nuovi orizzonti economici e finanziari.

L’afflusso di denaro cinese è stato notevole e superiore rispetto a quello degli altri partner: i rapporti commerciali tra Africa e Cina sono cresciuti da 10,8 miliardi di dollari a 169,75 miliardi di dollari nel giro degli ultimi 15 anni.

OSTACOLI    Questa opportunità, se da un punto di vista può rappresentare un vantaggio per chi riceve risorse in un contesto di scarsità delle medesime, può avere delle ripercussioni negative e minacciose. Il rischio che Pechino faccia ricorso alla debt trap diplomacy, già sperimentata in altre situazioni, è concreto. C’è il pericolo che il governo Cinese stimoli la creazione di ulteriore debito di difficile estinzione, obbligando il paese in questione a disfarsi di asset pubblici di importanza strategica.

L’Africa non ha bisogno di liberarsi dei suoi asset, anzi, ne ha bisogno di nuovi, più moderni ed efficaci. Rimane perciò fondamentale per i suoi Paesi affrontare in maniera pragmatica le problematiche inerenti alla spesa pubblica e all’utilizzo dei fondi, poiché qualsiasi finanziamento che provenga dall’estero arriverà sempre a determinate condizioni.

Ad oggi, ⅔ dei cittadini Africani si dichiarano abbastanza o molto soddisfatti degli investimenti cinesi in Africa, grazie ai quali hanno visto lo sviluppo di nuove infrastrutture:

  • oltre 100 mila km di autostrade;
  • più di 6000 km di ferrovie;
  • centinaia di aeroporti, scuole, ospedali e stadi.

L’errore dei Paesi Occidentali, Stati Uniti in primis, è stato quello di non costruire partnership strategiche in Africa, bensì cercare mercati ancora acerbisfruttarne le risorse con interventi disorganici e, spesso, predatoridi ispirazione quasi coloniale. Così facendo hanno allontanato e danneggiato alleati dal potenziale economico e sociale enorme. Regalando la leadershipad altri soggetti non meglio intenzionati, ma con maggiore visione strategicae sufficientemente intelligenti da non commettere gli errori di chi è venuto prima.

SENTIERO PRINCIPALE       Come uscire da questa strettoia? L’Africa rimane in bilico. Da una parte l’attivissimo di Pechino, dall’altra i suoi interlocutori storici che sembrano dormienti.

Non può permettersi di perdere né l’uno né l’altro. È così chiamata ad una prova di forza e resistenza per avere influenza nelle decisioni relative alla destinazione e all’impiego delle risorse in arrivo dall’estero. Di fondamentale importanza si rivela il ruolo che le coalizioni economiche e le organizzazioni regionali giocheranno nello stabilire le priorità e le funzioni dei progetti.

È necessario prevedere nella relazione con la Cina un framework e standard di sicurezza che tutelino la privacy ed i diritti di milioni di cittadini Africani. Non solo, è fondamentale mantenere pluralità nelle scelte strategiche come ad esempio l’utilizzo della tecnologia e la tutela della proprietà intellettuale, che devono avere solide basi. Per farlo ha bisogno del sostegno dei partner Occidentali come contrappeso alle pretese del Dragone rosso.

Nonostante le diverse sfide davanti e le innumerevoli – ed attuali – problematiche, gli stati Africani hanno l’opportunità di accrescere il proprio benessere e aumentare i propri standard a difesa della libertà individuale e del mercato. Non esistono scorciatoie, ma solo mettendo a frutto questi investimenti l’Africa potrà colmare il gap con il resto del mondo.

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