La Scuola va in Pensione

La Legge di Bilancio si è dimenticata della scuola: 40 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva e il 2.4% di deficit ma solo le briciole per il sistema educativo. Competere presenta 5 punti dai quali ripartire per avviare un cambiamento concreto.

La scuola continua ad essere dimenticata. Nonostante 40 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva, il 2.4% di deficit previsto e quota 100, nell’ultima Legge di Stabilità vengono dedicati solo 35 milioni all’educazione. Sembra essere la conferma che l’Italia è un “paese per vecchi” (il secondo al mondo per percentuale di over 65 sul totale della popolazione) privo di politiche mirate a investire nel sistema scolastico e, di conseguenza, nel lavoro.

PERCHÉ È IMPORTANTE   I dati presentati dal report OECD ‘Education at Glance 2018’, presentano una situazione preoccupante. L’Italia è uno dei paesi OECD che investe meno nell’istruzione, 30esimi su 36 per spesa pubblica scolastica – dietro Spagna, Germania, Regno Unito e Francia – e si trova ben al di sotto sotto della media. Il numero dei laureati è inferiore al 20% dei cittadini di età adulta e solamente il 25 % dei manager è in possesso di una laurea. Non deve sorprendere, quindi, il quintultimo posto nella classifica che quantifica l’ammontare del ritorno finanziario individuale dopo il conseguimento di una laurea.

Con questo sistema d’educazione e scarsità di investimenti, i più giovani faticano a trovare un impiego in modo continuativo. Bassi livelli di istruzione e di qualificazione rendono più
complicato l’accesso alla stabilità occupazionale, condizione che nel lungo periodo costituisce le premesse per la disoccupazione. Allo stesso modo, chi riesce a conseguire una laurea non ottiene un ritorno economico in linea con le medie europee e OECD.

5 PROPOSTE DA CUI PARTIRE   La questione degli investimenti mancanti è piuttosto ampia. Se sussiste la necessità di convergere sul piano quantitativo della spesa pubblica con gli altri paesi OECD, è altrettanto vero che tale sforzo va indirizzato in modo efficace su quello qualitativo. Proviamo a formulare qualche proposta:

  • Infrastrutture adeguate. Colmare questo gap è il primo passo per garantire efficienza ed efficacia all’educazione. Da dove cominciare? Mettere in sicurezza e rinnovare gli edifici scolastici, fornire spazi adeguati a nuove tipologie di insegnamento (smart school) e dotare le istituzioni di infrastrutture digitali moderne;
  • Investire nella digitalizzazione e nei progetti innovativi. I 35 milioni per la digitalizzazione della scuola previsti dal Ministero dell’Istruzione, rappresentano un investimento nella direzione giusta. Purtroppo è estremamente esiguo. Utilizzare risorse per potenziare le attività di ricerca e di laboratorio a tutti i livelli (secondario e terziario) e potenziare le competenze digitali sia degli studenti che del personale scolastico è fondamentale;
  • Possibilità di detrarre dalle tasse i contributi scolastici e le spese sostenute per il materiale scolastico e le attività collegate all’educazione;
  • La riduzione significativa dell’alternanza scuola-lavoro potrebbe rivelarsi un errore. Istituire un canale diretto tra aziende e istituti scolastici, oltre che universitari, non deve essere visto come un “parcheggio” di studenti o ricercatori utile solo al privato. Deve essere valorizzato per aumentare o affinare le competenze degli studenti, sviluppare capacità imprenditoriali, accrescere la conoscenze delle dinamiche lavorative;
  • Integrare nei programmi scolastici l’educazione finanziaria di base. Anche in questo campo l’Italia occupa i bassifondi delle classifiche internazionali. Un individuo formato sotto questo punto di vista sarà un cittadino più consapevole delle proprie scelte economiche.

Sussistono ulteriori questioni da approfondire. Ad esempio la meritocrazia, i modelli di educazione e la formazione del personale. Le 5 proposte precedentemente illustrate sono, tuttavia, il punto di partenza fondamentale (e fattibile in tempi relativamente brevi) per avviare un cambiamento concreto nel sistema educativo. Investire nell’educazione è la base per una società prospera che vuole costruire un futuro migliore.

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