Atac: Gestire il Concordato Senza IdeologieL'articolo di Raffaello Morelli

Il brillante elzevirista della Stampa, Mattia Feltri, oggi pennella una descrizione fulminante della disastrata azienda romana del trasporto autoferroviario, l’ATAC. Ci sono dipendenti che fanno turni di tre ore, gli assenti quotidiani a vario titolo sono il dieci per cento (raddoppiano ad agosto), diversi fanno un doppio lavoro (tipo traslocatore, piastrellista, addetto alle pompe funebri), i sindacalisti hanno avuto undicimila ore di permesso in più di quanto consentito e stanno in  permesso anche fino ad un anno, i licenziati per assunzioni irregolari pretendono la liquidazione, gli approvvigionamenti sono fantasiosi (concorsi per acquisti di porte vetro assegnati in un intervallo dai 98 ai 128 euro quando i battuti chiedevano dai 6,5 ai 13,5 euro, oppure freni a disco pagati 6.700 euro quando il loro listino indica 1.700), i consumi non meno fantasiosi (nel triennio ’13 – ’15 gli pneumatici bucati sono stati 6 mila ma quelli sostituiti 15 mila), la funzionalità  dei mezzi assai precaria (il metro è fermo in media più di un giorno alla settimana e ogni giorno un quarto degli autobus è rotto). In conclusione l’Atac ha un debito di 1,3 miliardi di euro. Feltri osserva: di chi è la colpa?  Di certo, foss’altro che per un rapido calcolo temporale sull’entrata in carica, non spetta al Sindaco Raggi, di cui non siamo seguaci.

Ora la Raggi viene criticata per aver licenziato l’assessore al Bilancio Mazzillo (del M5S) sostituendolo con Lemmetti, uomo della Versilia preso dal Comune di Livorno (Sindaco del M5S). Il quale, appena arrivato, ha indotto il Consiglio di Amministrazione dell’ATAC a scegliere la medesima medicina prescritta un anno e mezzo fa all’azienda ambientale livornese di pubblico servizio, AAMPS (debito di 44 milioni nonostante negli anni il Comune abbia ripianato intorno a 25 milioni), dopo un cruento braccio di ferro con i sindacati interni e con il PD, increduli di non decidere più loro: vale a dire il concordato preventivo in continuità. A Livorno la richiesta è stata poi accettata dal Tribunale, a Roma si vedrà. Ma la strategia è chiara. Fare un piano formalizzato con i creditori sotto l’egida del Tribunale in  modo da mantenere l’azienda in mani pubbliche, ridurre drasticamente i debiti, sventare il protrarsi delle pratiche truffaldine da parte dei soliti privilegiati che le burocrazie ordinariamente non riescono a gestire e se indispensabile diminuire il personale. In sintesi, risanamento e rilancio.

Naturalmente l’ex assessore Mazzillo che, d’accordo con i sindacati ATAC vuol sabotare il concordato (cosa già avvenuta a Livorno), spara a zero contro l’idea  di tagliare un po’ meno di mille dipendenti e grida al tradimento programmatico. Ma così facendo dimostra che anche lui, seppure grillino, era entrato nel sistema romano ostile a cambiare. Magari, con un pensierino ad indurre una privatizzazione forzata dell’Azienda (altrove i trasporti producono utili) per favorire altri amici. Su Facebook,  il Sindaco Raggi esulta a ragione ma eccede  mostrando la corda di una cultura politica approssimativa.

Anche l’opzione della cessione ai privati che oggi lei rifiuta, serpeggiava nella sua giunta, e forse per questo non si diceva basta ai gravissimi disservizi descritti da Feltri. Oggi, la Raggi scopre l’acqua calda economica e dice che con il privato vige la legge del profitto. Mentre mancano la solidarietà e la sostanza del servizio. Ma, poverina, non si rende conto che è proprio il blaterare della solidarietà e del servizio, rinunciando ai criteri di efficienza ed efficacia propri del privato e non sua esclusiva, a spalancare le porte ai  disservizi reali della proprietà pubblica in mano alle consorterie.

Privato e pubblico non sono contrapposti come sostiene la vulgata del fossile Rousseau (venerato dal M5S). Svolgono due ruoli distinti (gestire la propria impresa e dare regole al convivere) ma ambedue indispensabili se svolti correttamente. Dunque il Sindaco si occupi non di fare improbabili (per lei) battaglie ideologiche ma di controllare che venga applicato correttamente il concordato preventivo dell’ATAC. Sarebbe già una svolta che riuscisse a far fronteggiare all’ATAC oltre 1,3 miliardi di debiti e insieme rinnovarne la gestione disastrata.

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