- 7 October 2025
- Posted by: Competere
- Category: Lidea
Dalla crisi alla prevenzione: costruire una governance anticipatoria della nutrizione in UEL'IDEA DI ANAYANCI MASÍS-VARGAS*
I sistemi alimentari europei stanno affrontando una serie di crisi senza precedenti: dalle interruzioni causate dalla pandemia alle emergenze climatiche, ogni shock ha messo in luce vulnerabilità critiche e la necessità di una trasformazione strutturale. Non possiamo limitarci a gestire continuamente le emergenze: l’unica strada è integrare una governance anticipatoria, capace di costruire sistemi alimentari resilienti e innovativi, e allo stesso tempo posizionare l’Europa come leader nei mercati emergenti della nutrizione tecnologica.
LA QUESTIONE DEI 311 MILIARDI DI EURO: PERCHÉ LA FRAMMENTAZIONE MINA LA PREVENZIONE
L’Unione Europea ha stanziato oltre 311 miliardi di euro fino al 2027 attraverso sei principali quadri politici in materia di nutrizione e alimentazione. Tuttavia, l’attuazione resta frammentata e prevalentemente reattiva. La Strategia Farm to Fork ha ritirato alcune iniziative chiave: il Quadro legislativo per i sistemi alimentari sostenibili è bloccato a tempo indeterminato e gli Stati membri applicano politiche con differenze marcate. Questa frammentazione non è solo inefficiente, è pericolosa.
Con l’arrivo del COVID-19, l’insicurezza alimentare grave è raddoppiata: da 7,1 a 14,4 milioni di europei tra il 2019 e il 2021. Poi la guerra in Ucraina ha fatto schizzare l’inflazione alimentare a un picco storico del 19,19% nel marzo 2023. Infine, le ondate di calore legate al cambiamento climatico hanno aggiunto un ulteriore +0,8% ai prezzi alimentari nel giro di un solo anno. Ogni crisi ha reso i sistemi alimentari europei più vulnerabili alla successiva, creando uno stato di emergenza perenne che gli approcci reattivi non possono risolvere.
I MODELLI NORDICI DIMOSTRANO CHE LA GOVERNANCE ANTICIPATORIA FUNZIONA
Mentre Bruxelles fatica a coordinarsi, la Finlandia mostra cosa è possibile realizzare. Il suo National Foresight Network, sotto l’Ufficio del Primo Ministro, elabora rapporti prospettici ogni quattro anni rapporti di previsione strategica, integrati nel lavoro parlamentare per garantire continuità oltre i cicli elettorali. Il risultato? Il Paese fornisce pasti quotidiani gratuiti a 850.000 studenti, integrandoli nei curricula nazionali come strumenti educativi per la nutrizione e la sostenibilità: non solo distribuzione di cibo, ma educazione alla nutrizione e alla cultura alimentare.
Le Raccomandazioni nutrizionali nordiche 2023 sono le prime linee guida dietetiche di rilievo a integrare sostenibilità ambientale e salute. Questo approccio anticipatorio riconosce l’impatto del cambiamento climatico sulla produzione alimentare. Tuttavia, se applicate uniformemente, tali raccomandazioni rischiano di diventare prescrittive, ignorando realtà economiche e contesti culturali. Costruire capacità adattive nelle politiche nutrizionali significa non solo tener conto dell’ambiente, ma anche assicurare che i modelli alimentari sostenibili siano economicamente accessibili e culturalmente adeguati per tutte le popolazioni, non solo per chi può permettersi opzioni “premium”.
Il Milan Urban Food Policy Pact, firmato da oltre 200 città, mostra come la governance anticipatori possa funzionare in orizzontale, grazie a un monitoraggio sistematico di 37 azioni raccomandate. Le città condividono conoscenze in modo continuo, adattandosi alle sfide emergenti senza attendere direttive dall’alto. Questo modello di resilienza diffusa dimostra che la governance anticipatoria può funzionare anche in assenza di un coordinamento centrale perfetto.
IL COSTO NASCOSTO DELLE POLITICHE NUTRIZIONALI REATTIVE
La sola malnutrizione correlata alle malattie costa ogni anno fino a 120 miliardi di euro alle economie europee – quasi quanto l’intero bilancio dell’UE. Le malattie cardiovascolari legate a una cattiva alimentazione generano un costo aggiuntivo di 169 miliardi di euro, di cui il 45% dovuto alla perdita di produttività. Non si tratta di cifre stratte, ma di freni concreti alla competitività europea.
Il costo-opportunità potrebbe essere ancora maggiore. Mentre i mercati globali delle tecnologie nutrizionali si espandono rapidamente, l’Europa rischia di diventare consumatrice invece che produttrice di innovazione. Aziende asiatiche e americane stanno sviluppando piattaforme di nutrizione personalizzata basate su AI, soluzioni di behavioral tech e strumenti di digitalizzazione dei sistemi alimentari, mentre in Europa si continua a discutere di tasse sullo zucchero e etichette di avvertenza.
QUATTRO PERCORSI PER LA LEADERSHIP ANTICIPATORI NELLA NUTRIZIONE
L’Europa deve adottare strategie adattive, basate sull’evidenza e d’ispettore delle diversità individuali e culturali, abbandonando approcci prescrittivi e uniformi:
1. Infrastrutture per la nutrizione personalizzata: sfruttare AI e biotecnologia per sviluppare tecnologie di salute di precisione, riducendo i costi sanitari con interventi mirati. Questo significa superare le raccomandazioni generalizzate per arrivare a soluzioni individuali, basate su genetica, microbioma e stile di vita.
2. Laboratori di innovazione comportamentale: sostituire le etichette fronte pacco statiche con architetture di scelta dinamiche e contestuali. Non dire alle persone cosa non mangiare, ma aiutarle a comprendere le proprie abitudini e a prendere decisioni consapevoli. Questo approccio genera tecnologie comportamentali esportabili, nel rispetto dell’autonomia personale.
3. Reti di governance adattiva: creare meccanismi di aggiustamento delle politiche in tempo reale, basati sui dati di salute e personalizzati a livello regionale. Il modello finlandese dimostra che funziona: le politiche evolvono sulla base dell’evidenza, non dell’ideologia.
4. Digitalizzazione dei sistemi alimentari: integrare tracciabilità tramite blockchain, piattaforme di monitoraggio basate su IA e digital twin dei sistemi alimentari regionali. Questo approccio può migliorare l’efficienza e creare nuove industrie esportabili.
L’EDUCAZIONE COME PREVENZIONE: LA BASE MANCANTE
Il 68,8% delle facoltà di medicina europee offre in media solo 23,68 ore di formazione nutrizionale: meno di una settimana di preparazione per professionisti che guideranno la salute pubblica per decenni. Non è solo una lacuna formativa, ma una vera e propria falla del sistema che perpetua approcci reattivi invece che preventivi.
La soluzione non è sovraccaricare i programmi di medicina, ma favorire la collaborazione tra medici, nutrizionisti e dietisti, democratizzando l’educazione nutrizionale. La conoscenza del cibo dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole fin dalla prima infanzia, così come si impara a leggere e a fari i conti. Se il cibo è un diritto umano, lo è anche la conoscenza per nutrirsi. Non si tratta solo di insegnare cosa mangiare, ma comprendere le interazioni complesse tra nutrizione, emozioni, cultura ed economia.
Il programma finlandese dei pasti scolastici lo dimostra: i pasti diventano strumenti educativi di cultura alimentare, sostenibilità e salute. Ogni bambino, indipendentemente dal contesto socioeconomico, acquisisce conoscenze fondamentali per nutrirsi per tutta la vita in modo consapevole. È un approccio universale che previene le disuguaglianze che, in età adulta, si traducono in disparità di salute.
Il progetto europeo SchoolFood4Change, un’iniziativa Horizon2020 da 43 milioni di euro, raggiunge 2 milioni di cittadini in 3.000 scuole di 12 Paesi. Tuttavia, resta scollegato dai più ampi quadri politici europei. È l’integrazione, non l’isolamento a generare cambiamenti sistemici. Quando l’educazione alimentare diventa fondamentale quanto leggere e fare i conti, smettiamo di trattarla come un privilegio e la riconosciamo per ciò che è: la base della dignità e della salute umana.
DAL PROTEZIONISMO ALL’INNOVAZIONE
Il dibattito attuale sulla denominazione dei prodotti a base vegetale rivela tensioni più profonde. Mentre la Commissione europea propone di proteggere 29 termini legati alla carne, la vera sfida non è il linguaggio, ma la capacità di innovare. Invece di proteggere i settori tradizionali con la regolamentazione, l’Europa dovrebbe guidare il cambiamento attraverso l’innovazione.
Ciò significa sostenere sia i settori tradizionali che quelli alternativi delle proteine, attraverso finanziamenti alla ricerca, sviluppo di infrastrutture e accesso ai mercati , evitando di scegliere a tavolino chi debba vincere. Il settore agricolo europeo, da 215,5 miliardi di euro, e l’industria emergente delle proteine alternative possono coesistere e prosperare se spinte dall’innovazione, non dal protezionismo.
L’IMPERATIVO DELLA TRASFORMAZIONE
L’Europa si trova a un bivio cruciale. Le crisi a catena hanno rivelato vulnerabilità profonde che gli approcci reattivi non possono risolvere. La guerra in Ucraina ha dimostrato quanto rapidamente le dipendenze possano trasformarsi in emergenze: quel Paese forniva il 52% delle importazioni europee di mais, il 19% di grano tenero e il 72% di colza. Quando Russia e Bielorussia hanno limitato le esportazioni di fertilizzanti, il 75% dei Paesi europei ha subito gravi conseguenze, aggravate dal fatto che il gas rappresenta fino al 90% dei costi di produzione dei fertilizzanti azotati.
La strada da seguire richiede:
– Rilanciare il Quadro legislativo per i sistemi alimentari sostenibili per garantire coerenza politica;
– Istituire capacità previsionali dedicate, con finanziamenti stabili e integrazione intersettoriale;
– Costruire sistemi di allerta precoce che integrino dati su salute, clima e agricoltura;
– Sviluppare quadri di governance dell’innovazione che bilancino pianificazione a lungo termine e capacità adattiva.
Non si tratta di scegliere tra competitività economica e salute pubblica: la governance nutrizionale anticipatoria può garantire entrambe. Il Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF) ha elaborato oltre 51.000 notifiche dal 1979, dimostrando l’efficacia dell’identificazione transfrontaliera delle minacce, ma opera in modo reattivo, non predittivo. Costruire una vera capacità anticipatoria richiede una trasformazione sistemica.
La scelta è chiara: restare intrappolati in un ciclo di crisi reattive o abbracciare una governance anticipatoria, capace di costruire sistemi alimentari resilienti, innovativi e competitivi. Con la malnutrizione legata alle malattie che costa 120 miliardi di euro l’anno e le patologie cardiovascolari altri 169 miliardi, l’investimento necessario per la trasformazione è importante, ma il costo dell’inazione, in termini di sofferenza umana e opportunità economiche perdute, è infinitamente più alto.
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*Dr. Anayanci Masís-Vargas è neuroscienziata, fisiologa e nutrizionista, fondatrice di NutriXQ e sostenitrice di politiche nutrizionali basate sull’evidenza. Con un doppio dottorato in Neuroscienze e Scienze Mediche conseguito all’Université de Strasbourg e all’Universiteit van Amsterdam, collega scienza, policy e pratica per promuovere la sicurezza nutrizionale e la dignità umana. Recentemente si è unita a Competere, dove si occupa di sviluppare analisi e proposte per costruire quadri di governance nutrizionale anticipatoria a sostegno della competitività e resilienza europea
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