La Guerra del Grano, il Mercato Rattoppa i Danni dello StatoL'Idea di Pietro Paganini

L’alleanza di filiera tra le imprese del grano e della pasta è la risposta giusta ad una norma insensata che promuove il protezionismo e penalizza imprenditori e consumatori. E’ la dimostrazione che i cittadini sono capaci di rispondere alla pessima gestione dello Stato da parte di una politica miope e incompetente.

Con l’accordo siglato tra i principali operatori della filiera tra cui le imprese della pasta, i molini e la parte più seria delle organizzazioni che raccolgono gli agricoltori si punta a:

  • incrementare la disponibilità di grano duro nazionale e prodotto in modo sostenibile – la produzione italiana di grano duro è sufficiente a coprire solo il 70% del fabbisogno dei pastai;
  • sostenere l’agricoltura virtuosa, facendo leva sui contratti di coltivazione che tengano conto delle variabili ambientali e geografiche ed incentivare così una produzione di qualità anche in territori difficili;
  • concentrare l’offerta di grano duro in centri di stoccaggio idonei alla conservazione del grano duro di qualità;
  • stimolare l’innovazione e la valorizzazione del territorio, attraverso corsi di formazione e aggiornamento professionale;
  • promuovere l’immagine forte e sostenibile della pasta italiana, garantendo sicurezza e affidabilità del prodotto.

Le leggi dovrebbero servire a garantire la convivenza tra cittadini diversi. Non è stato così per il Decreto sull’origine del grano che invece favorisce precise corporazioni a scapito della maggior parte dei cittadini, e in particolare degli imprenditori della filiera della pasta e dei consumatori.

E’ IMPORTANTE perché mette le imprese della pasta nelle condizioni di difendere la leadership mondiale dalla concorrenza sempre più aggressiva dei produttori stranieri; perché stimola gli agricoltori a puntare su coltivazioni di qualità che rispondono alle esigenze del mercato; perché promuove l’eccellenza italiana senza ingannare il consumatore.

IL GOVERNO INVECE ha scelto di denigrare gli imprenditori che producono o esportano l’eccellenza italiana in tutto il mondo; di chiudere i confini italiani al commercio internazionale; ha scelto di rinunciare alla qualità del grano che proviene dall’estero da cui dipende la qualità e la quantità della pasta italiana; ha scelto di ingannare i consumatori illudendoli che il grano italiano – oltre a non essere sufficiente – è il migliore; ha scelto di assecondare gli agricoltori, scoraggiandoli dal perseguire investimenti sulla qualità e sull’innovazione del prodotto, garantendogli il monopolio del mercato.

COSA CI RESTA? Grazie allo spirito imprenditoriale delle imprese della filiera continueremo a beneficiare di pasta di qualità, ma VIVREMO CON IL PESO di una legge sciagurata che premia una corporazione di agricoltori che vive al di fuori del tempo, che non riforma il settore agricolo, che è in evidente difficoltà nel mercato globale, che rinnega il commercio internazionale.

ABBIAMO PERO’ IMPARATO che attraverso il metodo sperimentale, le prove e gli errori, si può continuare a fare innovazione, nonostante le politiche pubbliche vanno nella direzione opposta; che gli imprenditori devono fare da soli, diffidando della politica attuale e della burocrazia, compresa quella delle stesse associazioni che dovrebbero tutelarli e che invece hanno galleggiato e traccheggiato per troppo tempo, senza mai prendere una posizione ferma; che consolidando i settori e la filiera – piccolo non sempre è bello – si può competere a livello internazionale trovando soluzioni che consentono di investire, innovare, e produrre qualità.

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