Le Partnership Pubblico-Private: una Via Europea per l’ItaliaL'IDEA DI GIACOMO BANDINI

Tutto il mondo è paese. Questo detto può essere applicato all’Unione Europea dove alcune problematiche si riscontrano nella maggioranza dei paesi membri, così come a livello sistemico. Il settore industriale in tutta Europa, inclusa l’Italia, mostra le medesime debolezze con diversi livelli di gravità.

PERCHÉ È IMPORTANTE?

Dopo una caduta della produttività e una diminuzione della propria quota di valore aggiunto nella catena del valore globale a partire dagli anni ’90 ad oggi, l’UE si trova sempre più in difficoltà nella sua competizione con gli altri due giganti geo-economici globali: USA e Cina. Lo stesso è accaduto all’Italia sia in relazione all’interno dell’area euro sia a livello internazionale. In particolare è possibile individuare alcuni punti cruciali per quanto riguarda l’industria che dovranno essere oggetto di particolare attenzione da parte dei policy maker:

  • Livelli degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo inadeguati. La media EU (2,2%) è inferiore rispetto agli USA (2,8%), al Giappone (3,3%), alla Corea del Sud (4,5%) e della Cina (2,4%);
  • Mancanza di diversificazione e dinamismo nei settori industriali del Vecchio Continente. Gli investimenti industriali nei paesi UE sono convogliati in gran parte su settori tradizionali (automotive in primis) e molto meno su hardware e software con un andamento decrescente nell’ultimo decennio;
  • Investimenti complessivi nei cosiddetti intangibles ancora indietro. R&D, formazione e long life learning, tecnologie di frontiera sono solo una parte residuale delle strategie di sviluppo industriale. USA e Cina hanno performance di gran lunga superiori. Questo ha determinato anche un utilizzo limitato delle tecnologie che più impattano produttività e transizione digitale e green;
  • Scalabilità e gap regionali. Tra tutti i settori sono ancora poche le aziende europee che rientrano per dimensioni e internazionalizzazione nelle principali classifiche mondiali. La maggior parte delle aziende di scala sono concentrate in poche regioni europee.
HORIZON 2021-2024

Oltre a quanto previsto negli arcinoti programmi come Recovery Fund, SURE e ESIF (European Structural and Investment Funds) dove la Commissione ha chiaramente indicato le due vie strategiche d’azione, ossia transizione verde e digitalizzazione, è stato recentemente pubblicato il nuovo Piano Strategico Horizon 2021-2027. Questo strumento è più interessante, forse, degli altri poiché slegato da logiche puramente politiche – vi è ancora incertezza sul PNRR e la sua approvazione in sede UE – e poiché mette a disposizione ingenti investimenti legati strettamente alla ricerca industriale e scientifica.

Il documento si sviluppa intorno a quattro orientamenti strategici principali, definiti Key Strategic Orientations, che devono guidare il piano di investimenti in ricerca e innovazione per il periodo 2021-24. La Commissione ha anche individuato quindici aree di impatto di cui quella legata alla politica industriale è di gran lunga la più articolata e importante.

LE PARTNERSHIP PUBBLICO-PRIVATE AL CENTRO

Ciò che è di ancor maggiore interesse è la definitiva consacrazione del modello delle partnership pubblico-private (PPP) che costituiscono il pilastro e il braccio operativo di tutto l’impianto disegnato in Horizon 2021-2027. La Strategia ne indica ben 29 che vanno dalle malattie rare, all’agricoltura 4.0 e all’Intelligenza Artificiale, fino alla competitività europea nel mercato delle batterie elettriche.

Le proposte di PPP verranno valutate di volta per volta e in funzione della loro potenziale efficacia, ma la Commissione Europea ne riconosce il ruolo fondamentale per coinvolgere tutti gli stati membri e gli attori del sistema. Potrebbe così essere l’inizio di quel sistema di innovazione europeo di cui ci sarebbe bisogno per costruire una nuova Unione. Non più basata solamente sulla circolazione di beni, servizi, persone e capitali o sulle comuni regole finanziarie. Bensì sulla cooperazione finalizzata ad innovare e creare capacità tecnologica e industriale.

UNA STRADA DA SEGUIRE

Lo strumento delle PPP è cresciuto significativamente negli ultimi anni anche in Italia dove, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale del Partenariato Pubblico Privato, si è passati dalle 332 iniziative del 2002 alla media annua di oltre 3.000 iniziative nel periodo 2012-2017 a quasi 4.000 gare nel 2018.

Sulla scia europea sarebbe ideale promuoverne l’utilizzo nell’ambito della strategia industriale e tecnologica italiana attraverso la semplificazione dei procedimenti previsti (Codice dei Contratti Pubblici) e una maggiore consapevolezza nella PA circa tutti gli aspetti del PPP a partire dalla valutazione di impatto e dall’opportunità economico-finanziaria.

Le PPP potrebbero essere lo strumento giusto per una nuova politica industriale. Per questo è importante che si tenga conto di alcuni punti strategici verso i quali indirizzarle:

  • Devono essere funzionali agli investimenti strategici previsti nel PNRR (Recovery Fund) e nei progetti collegati a Horizon 2021-2024 e ESIF;
  • Le PPP possono avere un ruolo fondamentale nell’incentivare il technology transfer e nello scambio di best practice tra privati e pubblico, ma anche nel caso di partenariati ampi tra privati e privati (modello upstream-downstream);
  • Hanno come obiettivo la maggiore diversificazione dei settori industriali nonché l’allocazione strategica delle risorse (ad es. settori software/hardware avanzati come quello dei semiconduttori);
  • Sono strumentali ad una diminuzione del gap sia interno (Nord/Sud) sia esterno (con le altre regioni europee) e alla creazione di nuove economie di scala.

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