Turismo Culturale 4.0: Proposte per il GovernoL'Idea di Competere

Fra i tanti “turismi” da promuovere nel nostro Paese, quello culturale è certamente fra quelli con le maggiori opportunità di espansione. L’ascesa delle classi medie nelle economie emergenti porta con sé una domanda enorme di nuovi consumi culturali che un paese come l’Italia non può non essere in grado di intercettare.

Queste opportunità dovrebbero creare coesione attorno ad un piano industriale in grado di rafforzare la nostra competitività. Tuttavia la materia rimane oggetto di un paralizzante dibattito tra i fautori della valorizzazione (propugnatori della mercificazione della cultura) e quelli della tutela (portatori di un approccio ingenuo ed improduttivo).

Con un po’ di buon senso riconosceremmo che valorizzazione e tutela non sono due elementi in contraddizione bensì due aspetti complementari della stessa questione. Tradotto significa, innanzitutto, rifuggire dalla logica del “si potrebbe vivere di solo turismo”. Il nostro patrimonio culturale è una risorsa strategica ma non è l’unica: l’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa e non a caso il Piano Industria 4.0 ha l’obiettivo di tutelare e valorizzare il nostro patrimonio industriale e know how produttivo come fonte irrinunciabile di creazione, ricchezza, occupazione e coesione sociale.

Una strategia nazionale sulla digitalizzazione del patrimonio culturale avrebbe il pregio, tra gli altri, di convogliare entrambi gli elementi – valorizzazione e tutela – favorendo un rinnovamento delle modalità di promozione, fruizione e conservazione dei beni culturali (e paesaggistici), nonché di gestione dei flussi e dell’offerta di servizi turistici. Ecco alcuni esempi concreti.

– Digitalizzare il patrimonio significa portarlo online, in modo da intercettare una domanda di cultura sempre più vasta e diffusa a livello mondiale.

– Creare dei “digital twins” dei nostri siti archeologici e dei nostri monumenti storici contribuirebbe al tempo stesso alla loro tutela, al loro monitoraggio e alla loro salvaguardia anche attraverso le tecnologie Internet of Things applicate a beni e monumenti.

– Digitalizzare il nostro patrimonio di biblioteche ed archivi consentirebbe in una sola mossa di migliorarne la conservazione e promuoverne la fruizione.

– Lo sfruttamento dei big data sulle prenotazioni dei voli e dei pernottamenti garantirebbe una programmazione coordinata e una gestione più sostenibile ed intelligente dei flussi turistici, meno stagionalizzata e più distribuita verso i tanti luoghi di interesse.

È evidente che tutto questo, per essere attivato, presuppone l’inoculazione di massicce dosi di cultura digitale in chi amministra il patrimonio culturale e una maggiore apertura alle sollecitazioni progettuale dell’imprenditorialità culturale, innovativa e creativa. Inoltre la trasformazione digitale implica un profondo cambiamento degli assetti del potere: non è un caso se l’agenda digitale italiana faccia tanta fatica a diventare terreno di progettualità politica e di policy-making.

La digitalizzazione offre opportunità di crescita non solo nell’industria, nell’agricoltura, nella sanità, nella logistica e nelle costruzioni, ma anche nel turismo culturale. È compito della politica creare le condizioni affinché il rinnovamento del settore turistico abbia finalmente luogo. Tutto il resto è noia.

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