La Governance del PNRR: il Ritorno del Centralismo Tecnocratico – FOCUSEDITED BY GIACOMO BANDINI

La Governance del PNRR: il Ritorno del Centralismo Tecnocratico – FOCUS

di Giacomo Bandini, Direttore Generale at Competere

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INTRODUZIONE

L’esecuzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) passerà per la nuova cabina di regia istituita dal Governo Draghi con il DL Semplificazioni. Comprenderne il funzionamento è necessario per capire quale sarà il metodo utilizzato dal governo per determinare le linee di sviluppo industriale e digitale dell’Italia nei prossimi anni. Partendo da una certezza: il premier e i suoi uomini più vicini avranno un peso determinante in tutte le decisioni che si allontanano sempre più dalle mani dei partiti.

CENTRALISMO TRICEFALO E A GEOMETRIE VARIABILI

La torre di controllo che dovrà gestire circa 200 miliardi di fondi per i prossimi cinque anni è stata disegnata alla perfezione intorno all’autorevole figura del premier. Il punto ti partenza è la governance multilivello: l’indirizzo politico è concentrato nelle mani di Palazzo Chigi (che potrà evitare di passare attraverso le burrascose tempeste partitiche), la fase di controllo e rendicontazione alla Ragioneria generale mentre l’esecuzione “materiale” viene distribuita tra i ministeri, le regioni e gli altri enti locali. La struttura a geometrie variabili è invece prevista per quanto riguarda la partecipazione di ministri e sottosegretari. Essi interverranno quando di stretta competenza anche nella prima fase, quella di impostazione delle policy. 

QUALE IMPULSO ALL’INNOVAZIONE E ALL’INDUSTRIA?

Grande rilevanza, inoltre, viene conferita ai temi del digitale e della sostenibilità, rispecchiando la gerarchia degli investimenti imposta dall’UE. Il Comitato interministeriale per la transizione digitale e il Comitato interministeriale per la transizione ecologica svolgeranno a loro volta funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento tecnico, tenendo informata periodicamente la cabina di regia. 

Questo assetto è stato disegnato per gestire una mole di investimenti ingente e una tantum come quella del Recovery. Eppure sembra ricalcare perfettamente lo stile del Mario Draghi nella gestione della macchina esecutiva fino ad oggi. Piuttosto accentrato nel fornire gli indirizzi politici e nelle mani di alcuni nodi chiave, tra cui il MEF e il Ministero per la Transizione Ecologica, da cui poi si ramificano le fasi pratiche. Potrebbe far presumere un passo diverso anche per quanto riguarda la governance dell’innovazione, con particolare riferimento alle politiche industriali e della digitalizzazione dei processi produttivi? 

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ABOUT THE AUTHOR

Giacomo Bandini è Direttore Generale di Competere.

Ha conseguito un dottorato in Storia Economica dell’Europa presso la Sapienza Università di Roma con una tesi sul Sistema d’innovazione Italiano nel secondo dopoguerra.

È stato Project e Policy Manager della Fondazione Einaudi di Roma e rappresenta Competere presso la Global Trade and Innovation Policy Alliance e la Property Rights Alliance.

Collabora con diverse riviste e testate giornalistiche tra cui Formiche.net, Agendadigitale, Affari Italiani. Ha pubblicato per Il Mulino diversi saggi sul ruolo delle skill nelle politiche industriali italiane degli ultimi anni. È tra i co-autori del volume “Europa 4.0 – Il futuro è già qui” (Livingston Editore).

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