Cantieri al via: che competenze servono?L'IDEA DI STEFANO CIANCIOTTA

Ridare centralità al progetto con l’appalto integrato; evitare come è accaduto in passato che l’Autorità Nazionale per l’Anti Corruzione (ANAC) si comporti come un vero e proprio regolatore del mercato. Sono due temi sui quali è stato costruito il nuovo Codice degli Appalti, che entrerà in vigore nella prossima primavera. 

Se il primo, di natura tecnica, avrà un impatto positivo in termini di accelerazione della progettazione, già peraltro sperimentata per le opere del PNRR, il secondo motivo è più di carattere culturale, e mira a superare l’equazione infrastrutture-corruzione, che da Tangentopoli in poi ha sempre orientato le indicazioni del legislatore quando si trattava di normare il settore. 

Nella versione licenziata nel 2016 le parole più ricorrenti sono state corruzione (45 volte) e Anac (78 volte), e anche nel dibattito che aveva preceduto la revisione dello strumento, la cui finalità è semplificare le procedure per favorire la realizzazione delle opere, emergeva in modo evidente che l’obiettivo prioritario era aumentare il livello dei controlli.

CAMBIA L’OBIETTIVO PRIMARIO      

Questa volta, invece, si incentiva la partecipazione dei privati a investimenti pubblici, che dovrà essere coordinata con il programma triennale delle amministrazioni e preceduta da un esame preliminare nel quale si dovranno valutare l’opportunità di finanziare opere pubbliche con risorse private, l’ottimizzazione dei costi e dei benefici e la capacità di ricorrere a soluzioni innovative.

INFRASTRUTTURA: PROGETTO ECONOMICO E SOCIALE     

Quando si fa ecosistema l’infrastruttura non è solo un progetto economico fondato sul mercato, ma si trasforma in un progetto sociale. Ed è spesso quest’ultima dimensione che determina la tensione sui territori, perché non viene correttamente interpretata a causa della percezione errata determinata dalla carenza di strategie di comunicazione e di partecipazione. Nodo, questo, sul quale il Codice appena varato vuole intervenire per rendere stabile e più incisivo il Dibattito pubblico, istituto che a sua volta si sta sperimentando anche in Italia, dopo la positiva esperienza in Francia.

SERVONO COMPETENZE     

Per ricominciare a investire nelle infrastrutture però, occorre rafforzare i ruoli tecnici nelle pubbliche amministrazioni, che devono tornare ad avere, nelle strutture tecniche allargate, dei veri e propri centri di competenza capaci di fare programmazione, monitoraggio e controllo.

L’impossibilità di trasformare in cantieri la maggiore disponibilità di risorse in capo agli enti locali con il PNRR pone quindi il vero tema sul quale dovremmo concentrare la nostra attenzione, che è quello delle competenze e della capacità di programmazione, argomenti complicati da affrontare soprattutto nei Comuni di dimensioni più modeste. Gli esempi positivi anche nella Pa italiana non mancano, come insegnano i casi di RFI, Italferr, ANAS, Agenzia del Demanio, i cui bandi prevedono già da anni delle premialità per chi progetta in BIM, un plus che entro il 2025 sarà considerato ordinario, impattando di fatto sulla capacità organizzativa delle strutture tecniche di progetto.

Articolo pubblicato su Il Tempo 

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