Alleanza contro l’ObesitàCOMUNICATO STAMPA

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ALLEANZA CONTRO L’OBESITÀ: NO A POLITICHE CHE DEMONIZZANO I NUTRIENTI. SERVE UN APPROCCIO INTERDISCIPLINARE INTEGRATO 

Prof. Carruba (Università degli Studi di Milano): «L’obesità dev’essere inclusa nei Livelli Essenziali di Assistenza».

Prof. Paganini (Competere.Eu): «Potenziare la consapevolezza alimentare del consumatore. Urgente riscoprire l’equilibrio della Dieta mediterranea»

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Milano, 4 marzo 2024 – «L’obesità rappresenta una sfida globale crescente, spesso descritta come un’epidemia invisibile che colpisce oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, di cui 380 milioni sotto i 15 anni. La gravità di questa epidemia è tale che, entro il 2030, potremmo assistere a una riduzione delle aspettative di vita dovuta alle complicazioni legate all’obesità, un fenomeno senza precedenti nella storia dell’umanità. La proiezione indica che nel 2035, il numero di persone obese potrebbe raggiungere i 4 miliardi, quasi la metà della popolazione mondiale prevista». È la denuncia lanciata oggi, in occasione della Giornata mondiale sull’obesità, da Michele Carruba, Presidente onorario del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano, e da Pietro Paganini, Presidente dell’istituto di policy e advocacy Competere – Policy for Sustainable Development.

Carruba e Paganini sono promotori dell’Alleanza internazionale contro l’obesità, che si è riunita per la prima volta lo scorso 19 gennaio, presso l’Università degli Studi di Milano, con il primo di un ciclo di incontri internazionali sulla malnutrizione da eccesso.

«Oggi l’obesità non è classificata come malattia di per sé – spiega Carruba – ma è strettamente associata a numerose patologie non trasmissibili, che a loro volta sono tra le principali cause di morte a livello globale».

Secondo gli studi effettuati dall’Alleanza, il costo economico di questa crisi è prossimo ai 2 trilioni di dollari, senza contare le perdite legate alla diminuzione della produttività e all’impatto dello stigma sociale.

«Di fronte a questo scenario – osserva a sua volta Paganini, autore di “iFood: come sottrarsi all’ideologia alimentare?” – è evidente che le politiche sanitarie pubbliche adottate finora non stiano producendo gli effetti sperati. Mi riferisco in particolare all’introduzione di etichette nutrizionali semplificate, come il Nutriscore, quanto anche politiche fiscali sui cibi ad alto contenuto di zuccheri e grassi saturi. Sono misure che finiscono per limitare la libertà di scelta e minacciare la diversità alimentare, oltre a demonizzare singoli nutrienti senza affrontare le radici complesse dell’obesità».

L’Alleanza osserva che l’obesità è un problema multifattoriale che risente di una varietà di fattori, tra cui genetica, metabolismo, stile di vita e stato psicologico. Questa complessità sottolinea che non esiste una soluzione unica per tutti, ma piuttosto la necessità di un approccio integrato che comprenda un’alimentazione equilibrata e uno stile di vita attivo, sostenuti da una solida educazione alimentare che favorisca il senso critico e la consapevolezza.

Per Paganini è urgente «promuovere una cultura della salute che valorizzi l’equilibrio, piuttosto che imporre restrizioni, può offrire una via d’uscita da questa crisi. Educare le persone sull’importanza di uno stile di vita bilanciato richiede tempo e impegno, ma è fondamentale per garantire che le future generazioni siano meglio equipaggiate per affrontare le sfide legate all’obesità. La nostra missione è sostenere politiche e iniziative che rafforzino l’educazione alimentare, promuovendo al contempo un accesso più ampio a cibi nutrienti e opzioni di vita attiva per tutti.

In questa prospettiva multidisciplinare è nata appunto l’Alleanza contro l’obesità, lanciata da oltre 30 scienziati di discipline differenti tra loro e appartenenti agli atenei di tutta Europa. L’obiettivo di questa nuova community scientifica è invitare le istituzioni a considerare l’obesità un problema multifattoriale. L’Alleanza vuole raccogliere il maggior numero possibile di accademici, ricercatori e pensatori di discipline molto diverse, ma tutti attivi nell’affrontare il problema della malnutrizione da eccesso. 

«Essere obesi – aggiunge Carruba – non deve essere considerato un fallimento nel controllo dell’assunzione di cibo, bensì una malattia causata dal disfunzionamento del sistema omeostatico che regola il metabolismo energetico e l’assunzione di cibo. La scienza conferma che l’obesità è una condizione curabile e prevenibile. Poiché è influenzata da una complessa interazione di fattori ambientali, psicologici e genetici, richiede un approccio interdisciplinare integrato, che può includere sostegno psicologico, trattamenti farmacologici o, in situazioni estreme, l’intervento chirurgico. A oggi, tuttavia, non disponiamo di un numero sufficiente di professionisti medici in grado di affrontare efficacemente il problema dell’obesità. È pertanto necessario creare una nuova categoria medica specializzata nella gestione di questa condizione. L’obesità sta aumentando a un ritmo così rapido che, anche se iniziassimo a intervenire oggi, ci vorrebbero almeno 10 anni per avere a disposizione un numero adeguato di medici esperti. Se non interveniamo immediatamente per prevenirla, il sistema sanitario nazionale rischia di diventare economicamente insostenibile. In conclusione, è fondamentale riconoscere l’obesità come una malattia e includerla nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea)».

 

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