Bilancio 2019: Sulle Competenze 4.0 Non Ci Siamo

La Legge di Bilancio 2019 non affronta il nodo delle competenze e della formazione 4.0. Le imprese saranno nuovamente isolate nell’affrontare questo problema. Niente rivoluzione, per ora. Con il rischio di perdere l’inerzia del cambiamento tecnologico e non essere competitivi a livello internazionale.

Diverse imprese e relative associazioni di categoria stanno lamentando la carenza di investimenti per l’innovazione nella Legge di Bilancio 2019, attualmente in discussione presso il Parlamento. Dopo il parziale successo del Piano Industria 4.0, molto poco è stato fatto per ridurre il gap fra la domanda e l’offerta di competenze digitali sul mercato. Come si sta muovendo l’attuale Governo alle prese con una difficile manovra economica?

PERCHÉ È IMPORTANTE   La produttività è uno degli indicatori fondamentali per capire l’efficienza e le performance di un sistema economico. Essa è legata profondamente al livello di innovazione e cambiamento tecnologico sia dal punto di vista dello stock di capitale sia da quello del capitale umano. In Italia negli ultimi 7 anni l’indice di produttività è cresciuto molto meno rispetto alle altre grandi economie europee. Ciò ha limitato la portata dell’implementazione dei nuovi fattori di produzione Industria 4.0.

BILANCIO E INNOVAZIONE 2019  La Legge di Bilancio 2019 dedica pochi articoli agli investimenti per l’innovazione nel settore digitale e Industria 4.0. Le risorse maggiori riguardano soprattutto l’incentivo all’acquisto di macchinari grazie alla proroga dell’iperammortamento. Nulla di incisivo è previsto sul piano delle competenze e della formazione.  Si continua a stimolare la domanda di mezzi produttivi, con il rischio di saturazione del mercato, ma nulla viene introdotto per diminuire le difficoltà delle imprese nella ricerca di skill digitali né incentivare attività di formazione 4.0.

L’INEFFABILE VOUCHER MANAGER   L’unica misura che sembra guardare al capitale umano riguarda il cosiddetto “voucher manager”. Una figura ibrida che dovrebbe assomigliare a un manager dell’innovazione di cui però non si capiscono bene le funzioni. Per realizzare questa mini-policy vengono messi a disposizione 40.000 euro per ogni impresa aderente tramite un apposito voucher e 80.000 euro per le reti d’impresa.

Le possibili conseguenze della manovra sul comparto Industria 4.0:

  • industrie ammodernate solo nel parco macchine,
  • mercato dei macchinari stagnante (hanno già investito il possibile con i vecchi sgravi) soprattutto per le PMI,
  • scarsi miglioramenti della produttività dovuti a carenza di capitale umano interno,
  • maggiore ricorso a consulenze e personale esterni.

Sembra, quindi, che la montagna abbia partorito il topolino. Sicuramente le aziende italiane scontano un deficit di managerialità per quanto riguarda i processi di innovazione e automazione. Tuttavia non viene affrontato il nodo principale. Le competenze digitali toccano un ampio raggio di figure professionali e, soprattutto, riguardano l’intero sistema aziendale. Con questa misura viene incentivata soprattutto l’acquisizione di figure esterne alle organizzazioni che non garantiscono né incentivano cambiamenti significativi nella strategia complessiva delle medesime.

Come è stato già sottolineato, le difficoltà maggiori per un’impresa riguardano l’introduzione di un set intero di figure chiave (tecniche, manageriali, impiegatizie) che contribuiscano alla trasformazione digitale. Siano esse formate da nuovo personale o da lavoratori riqualificati. La Legge di Bilancio 2019 non sembra andare in questa direzione. In questo modo l’Industria 4.0 è destinata a rimanere una rivoluzione a metà.

 

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