Cashless Society. Il Peso del ContanteL'Idea di Competere

La reticenza degli italiani ad utilizzare la carta per i propri acquisti è quasi un unicum in tutta Europa. Secondo il Cashless Society Index 2017, la classifica che misura l’utilizzo delle carte nei Paesi dell’Unione Europea, peggio di noi fanno solo Bulgaria, Grecia e Romania, mentre in Danimarca e in Svezia il contante è praticamente sparito e c’è un terminale pos ogni cinque abitanti, contro uno ogni trenta dell’Italia.

Dati alla mano, l’Italia rimane ancora un’economia fortemente cash-based: 

  • Il contante in circolazione è aumentato del 6,9% nel periodo 2014-2015;
  • Siamo il secondo peggiore Stato Membro dell’UE per cash intesity (rapporto tra il valore contante in circolazione e PIL): 11,2% rispetto al 9,7% dell’Eurozona.

Eppure il Paese potrebbe trarre importanti benefici da una cashless society o anche solo da una maggiore diffusione dei pagamenti elettronici.

  • Riduzione dei costi associati alla gestione del flusso di contanti e banconote. L’utilizzo del contante costa circa 10 miliardi di euro, pari allo 0,53% del Pil;
  • Emersione dell’economia sommersa. Non è un segreto che il cash-based sia terreno fertile per l’evasione fiscale, che in Italia si attesta attorno ai 112 miliardi di euro.
  • Sicurezza delle transazioni. Solo 6 frodi ogni 1000 transazioni con carte di pagamento: ben al di sotto della media dell’area SEPA di 14,9;
  • Digitalizzazione dell’economia. Solo così si può stimolare l’innovazione, rafforzando una filiera competitiva dei pagamenti digitali.

Al flusso di denaro contante sono associati dei costi diretti ed indiretti importanti. Nel caso italiano, secondo le stime della Banca d’Italia (2011) il costo sociale complessivo derivante dall’uso di tutti gli strumenti di pagamento è pari a 15 miliardi di euro, ossia l’1% del Pil nazionale, 260 euro in termini pro-capite.

Al contrario, il costo delle carte di credito e di debito incide per l’0,04-7% sul Pil italiano e genera un costo annuo pro-capite pari ad 11 euro. Uno dei motivi per cui l’economia italiana rimane improntata sul contante è dovuto alla difficoltà con cui consumatori e commercianti percepiscano tali costi: se riuscissimo ad allinearci all’incidenza media UE dei costi del contante sul PIL, grazie ad un maggior utilizzo dei pagamenti elettronici, l’Italia potrebbe risparmiare fino a 1,5 miliardi di euro all’anno.

Nel mondo sono sempre più Paesi a riconoscere l’importanza di una cashless society in termini di costi e benefici per la collettività. Quello che manca nel nostro Paese è una visione di sviluppo di lungo respiro. Uno sviluppo che integri la digitalizzazione a più livelli, dai sistemi di pagamento alla P.A. in un circolo di virtuosa complementarietà, che introduca incentivi economici e non, ma che soprattutto informi la collettività circa i benefici economici di una società libera dal peso del contante.

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