Cittadinanza Digitale: Roadmap per il Governo

Gli Italiani sono ultimi in Europa per l’utilizzo di servizi digitali. Il fardello burocratico, l’assenza del dialogo istituzioni/cittadino ed una scarsa governance hanno contribuito a rallentare il processo di digitalizzazione nel paese. Come può questo esecutivo recuperare tutto il tempo perduto?

Con il concetto di cittadinanza digitale si ci riferisce ad un agglomerato di diritti (e doveri), il quale tramite una serie di tools e servizi digitali, insegue la semplificazione delle relazioni tra istituzioni, cittadini e PA. Con la cittadinanza digitale, il cittadino non solo vedrà i suoi dati protetti ma anche valorizzati.

PERCHÈ È IMPORTANTE    Come pubblicato dalla Commissione Europea nel report 2018 sull’eGovernment, l’Italia è l’ultimo paese dell’Unione per livello di digitalizzazione dei servizi pubblici. Solo il 22% dei cittadini italiani ne fa uso con regolarità e tale problema coinvolge anche il settore privato dove lo sviluppo del “digitale” è inferiore alla media UE28.

Eppure, la disponibilità dei servizi digitali non sembra essere il problema principale. Nonostante la lentezza nell’attuazione ed implementazione dei programmi, in un settore dove la velocità di sviluppo rende obsolete tecnologie nel breve periodo, la disponibilità dei servizi digitali è in linea con le medie Europee. Purtroppo, i processi interni della nostra PA sono ancora strettamente legati a doppio filo al mondo del cartaceo e della burocrazia più pesante. Il problema è dunque anche culturale. Ad oggi, più dell’85% delle pratiche di un Comune sono svolte su i cari vecchi fogli di carta. Spesso e volentieri, procedure avviate online tramite portali della pubblica amministrazione vengono riconvertiti internamente, come da tradizione, in documenti cartacei.

COME RIPARTIRE   Le PA vanno affiancate nel processo di digitalizzazione. Questo esecutivo deve ripensare, o almeno rimodulare, l’intero processo amministrativo (non solo legato al rapporto vis-a-vis col cittadino). Lo scarso livello di alfabetizzazione digitale della PA (e dei cittadini), la quasi inesistente promozione dei servizi vigenti e una connettività insufficiente sono macigni contro lo sviluppo tecnologico del paese. Da dove ripartire:

  • Revisione del management dei processi interni e dell’architettatura di funzionamento ed erogazione dei servizi della PA. Senza una concreta digitalizzazione del back-office, l’interazione digitale tra cittadino e PA rimarrà un’illusione.
  • Introdurre un sistema di Identità Digitale che dia modo al cittadino di avere un accesso semplice ai servizi pubblici digitali sin dalla nascita. L’app IO, voluta fortemente dallo scorso Governo, si presenta dopo pochi mesi già obsoleta. Il nostro paese paga il fatto di non aver avuto una governance efficiente ed efficace sul tema della cittadinanza digitale. Sovraccaricare una delle poche strutture, AgID, di responsabilità, senza una chiara visione sistemica, si è rivelato un errore che non va ripetuto.
  • Formazione di personale adeguato per l’elaborazione della cittadinanza digitale. Gli individui costituiscono una parte fondamentale dell’ecosistema necessario ad effettuare tutti i passaggi verso l’agognata semplificazione e digitalizzazione burocratica.
  • Accountability: monitorare l’implementazione delle direttive e strategie digitali varate dall’esecutivo e dagli organi competenti, sanzionando gli enti – ed individui – che non le seguono. La complicata architettura dell’agenda digitale senza una responsabilizzazione della PA mina il futuro del nel nostro paese.

Che la digitalizzazione della PA sia un processo difficoltoso e graduale è innegabile. Questo Governo, che ha costruito gran parte del proprio successo anche grazie alle tecnologie informatiche, non può tirarsi indietro dalla sfida digitale. L’Italia ha bisogno di un chiaro modello organizzativo e di una governance adattata alle sfide digitali per recuperare il tempo perduto.

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