Competenze e Cultura della PrevenzioneL'Idea di Giacomo Bandini

Quello che manca per evitare un disastro come il terremoto di Ischia

Un terremoto di potenza ridotta (è ancora difficile stabilire una magnitudo esatta a causa di diversi fattori ma si aggira intorno ai 4) ha provocato 2 morti e circa 40 feriti ad Ischia. I danni sono diversi: alcuni edifici sono crollati, altri riportano ingenti danni. Gli sfollati sono circa 2600 e molti turisti sono fuggiti sui traghetti notturni. È l’ennesima tragedia che “si poteva evitare” o forse no visto che ci troviamo in Italia dove burocrazia, pressapochismo e scarsa preparazione hanno, fino ad oggi, impedito un piano contro l’abusivismo edilizio, pratica ancor più pericolosa in caso di terremoto, e maggiori investimenti sulla prevenzione. Incidenti e fenomeni naturali sono inevitabili, ma il nostro obiettivo deve essere ridurre i rischi.

Recentemente il tema abusivismo è tornato in auge dividendo coloro che considerano inevitabile la demolizione di tutti gli edifici costruiti in violazione delle normative vigenti e chi invece sostiene debbano rimanere in piedi le costruzioni abusive “per necessità”. Il caso di Ischia mostra invece come il fenomeno dell’abusivismo possa diventare pericoloso e quanto serva un piano di azione per evitare il ripetersi della tragedia.

Solo per citare qualche dato. Secondo i dati Istat riportati nel Rapporto Benessere e Sviluppo 2016, negli ultimi anni si segnala un deciso rialzo del tasso di abusivismo con circa 20 costruzioni ricadenti nella fattispecie su 100 autorizzate. Il dato risalta ancora di più se confrontato con il 2008 in cui le case abusive erano mediamente 9,3/100. Il Mezzogiorno è l’area territoriale dove l’abusivismo supera il 50% della produzione edilizia legale con picchi in Campania del 63,3%.

Di fronte a questi numeri va anche considerato che il concetto di prevenzione di cui tanto si era parlato dopo il terremoto del Centro Italia, verificatosi nell’estate del 2016, pare non avere attecchito né nel settore pubblico né tantomeno in quello privato. Il Ddl sull’abusivismo edilizio giace ancora in Parlamento ed è stato aspramente criticato da esperti e associazioni per la tutela del territorio. Eppure servirebbero delle linee guida chiare anche per evitare situazioni come quella siciliana dove qualche politico propone di perdonare gli abusi edilizi fatti “per necessità”. Allo stesso tempo incentivi e agevolazioni per chi volesse investire nella messa in sicurezza degli edifici non sembrano funzionare.

In primo luogo perché chi effettivamente non ha le risorse non può nemmeno investire per poi usufruire delle agevolazioni pubbliche. In secondo luogo perché incentivare non basta. Costruire bene significa infatti possedere quel know-hownecessario a garantire prevenzione e sicurezza. Quanti professionisti del settore affrontano questo tema con troppa leggerezza se non addirittura scarsa conoscenza? Erigere un edificio non è semplice, renderlo sicuro è ancora più difficile perché i fattori coinvolti sono molti. Per non parlare degli ostacoli amministrativi in cui si rischia di incappare qualora si volesse costruire in regola e in sicurezza: esistono 3600 enti operanti in Italia sulla prevenzione in campo edilizio; le norme da considerare sono circa 1200 e una valutazione d’impatto ambientale richiede mediamente 30 mesi per essere definita.

Quali garanzie allora in caso di calamità come i fenomeni sismici per il cittadino se il mix burocrazia, imprese e tecnici non funziona a dovere?

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