L’OMS ci Impone le Sigarette OGM ma non ce lo Vuole DireUn estratto dell'articolo di Giacomo Bandini per Gli Stati Generali, 7 Novembre 2016

In questi giorni a New Delhi in India si sta tenendo una conferenza ai più sconosciuta, ma assai importante per imprese, lavoratori e cittadini. Si chiama COP7 ed è la Conferenza delle Parti della FCTC, sigla che sta per Framework Convention on Tobacco Control, ossia un trattato internazionale nato in seno all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che fornisce ai Paesi aderenti alcune linee guida per la regolamentazione del tabacco. La COP è il suo organo di governo e si compone di un rappresentante per ogni Stato che ha adottato l’FCTC.

Il timore, per chi ha a cuore la libertà di scelta e la tutela del consumatore, è che anche questa volta la nostra cara OMS, che ha fatto perdere più del 15% alle nostre aziende dichiarando che la carne rossa fa venire il cancro e avvelena il nostro corpo, possa tirare fuori dal cilindro l’ennesima trovata. Da alcune indiscrezioni infatti pare che a partire dal 2017 i produttori saranno costretti a ridurre il quantitativo di nicotina presente nelle foglie di tabacco ossia quello che madre natura ha fornito loro. Per la precisione l’FCTC imporrà che le singole foglie contengano un decimo dell’attuale quantità di nicotina corrispondente a circa 4 milligrammi a foglia.

I coltivatori dovrebbero così modificare radicalmente le proprie tecniche agendo direttamente sulla struttura genetica delle piante: in poche parole si troverebbero costretti da un giorno all’altro a produrre contro la loro volontà un OGM. Nulla in contrario agli OGM in sé e per sé, ma in questo caso vorrebbe dire ristrutturare completamente un numero elevato di industrie e fabbriche di piccole e medie dimensioni che oggi solo in Italia danno un lavoro a circa 45.000 persone che vedrebbero seriamente il loro posto a rischio. Non solo deve essere considerato anche che in molti Paesi, fra cui l’Italia, gli OGM di questo tipo sono ancora vietati da leggi stringenti e ciò potrebbe essere causa di contrabbando e di abusi sulla metodologia di coltivazione delle piante a danno dei consumatori.

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