E-Mobility e l’Europa: un Matrimonio da Rinvigorire

Misure per promuovere e sostenere l’e-mobility sono state introdotte negli ultimi anni da città e governi dell’Unione Europea. Manca una cabina di regia Europea in grado di dirigere la galassia di iniziative disconnesse tra loro per migliorare il benessere dei cittadini e promuovere la crescita di un nuovo segmento industriale ad elevato tasso tecnologico.

PERCHÉ  È IMPORTANTE?    Ci sono quasi 1 miliardo di veicoli a motore in tutto il mondo. Un numero che, secondo le previsioni, dovrebbe raddoppiare entro il 2030 con gravi conseguenze sull’emissioni di CO2. L’espansione della mobilità elettrica non solo migliorerebbe la qualità della vita delle nostre città, ma potrebbe essere un driver per lo sviluppo sostenibile dell’industria automobilistica.

RIDURRE LE EMISSIONI   Le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti rappresentano oltre un quarto del totale europeo. Negli ultimi anni non si è verificato alcun calo significativo. Il trasporto su strada genera la maggior parte dell’inquinamento atmosferico correlato ed è ritenuto responsabile di 400.000 morti premature ogni anno.

LA TRANSIZIONE ENERGETICA PARLA CINESE    Il confronto con altre realtà internazionali è impietoso. In Europa sono circa 1.600 gli autobus elettrici circolanti. 10 volte meno rispetto alla sola città di Shenzhen. La Cina gestisce complessivamente 400.000 autobus elettrici (fonte: Bloomberg New Energy Finance) e il settore industriale collegato a questo business sta vivendo una vera e propria esplosione: da 1.672 veicoli venduti nel 2013 a 89.546 nel 2017.

NON FACCIAMOCI FAGOCITARE   Il futuro dell’industria europea della mobilità elettrica verrà impostato e gestito a livello intra-nazionale dei prossimi mesi. Rinviare la transizione ai veicoli elettrici aiuterebbe solo i concorrenti internazionali a diventare più dominanti.  La maggioranza delle flotte di veicoli del trasporto pubblico europeo utilizza carburanti fossili. Veicoli che rimarranno sulle nostre strade per i prossimi 5-10 anni (a Roma l’età media di un autobus supera gli 8 anni, a Parigi 7 anni), contribuendo ulteriormente alle emissioni di CO2, all’inquinamento atmosferico e acustico.

STRATEGIA EUROPEA    Per ottenere miglioramenti significativi riguardo la riduzione delle emissioni, il miglioramento complessivo della qualità dell’aria e incentivare la competitività delle industrie europee nella produzione di veicoli elettrici, è necessaria una strategia definita e che si ponga obiettivi sostenibili a livello economico e ambientale, agendo in modo concertato. Non sono sufficienti le azioni intraprese da singole realtà isolate.

Le iniziative più incisive vanno però indirizzate verso la revisione della Direttiva Europea sui veicoli puliti (Clean Vehicle Directive – CVD) prevista nel primo semestre del 2019 che, fino ad oggi, ha ottenuto scarsi risultati:

  • insufficienti quote di mercato dei veicoli elettrici acquistati negli appalti pubblici;
  • inefficacia della metodologia di monetizzazione applicata nella direttiva.

NUOVE REGOLE   La nuova direttiva dovrebbe ripartire da questi tre principi cardine:

  • Riformulare un correttivo alla quota minima di veicoli puliti e a zero emissioni imposta alle autorità pubbliche.  La quota variabile – da raggiungere entro il 2030 – è tra il 25 e il 50% per automobili e veicoli da lavoro e del 43-75% per il trasporto pubblico.  Se il ceiling della quota è positivo, la probabilità che i paesi membri cerchino di raggiungere solamente il floor è infinitamente più alta. Urge dunque una eliminazione (o correzione al rialzo) del floor per accelerare la transizione energetica;
  • Estendere l’obbligo delle quote minime di veicoli a zero emissioni  alle compagnie di taxi, NCC e di auto a noleggio a tutto il territorio Europeo è uno step necessario per aumentare, non di poco, le possibilità di raggiungere i target della direttiva europea. Seguendo le best practice già implementate in alcune realtà locali, la direttiva dovrebbe incentivare l’utilizzo di taxi a emissioni zero offrendo licenze destinate solo a veicoli elettrici o fornendo finanziamenti per tassisti interessanti alla transizione da veicoli a combustibile fossile a veicoli elettrici.
  • Creare un framework normativo in grado di stimolare la domanda per l’industria (ad esempio con l’aumento di bandi e gare pubbliche che prevedano quote elevate di veicoli elettrici) e fungere da anticipatore dei trend di mercato, soprattutto dal punto di vista dell’innovazione e del servizio reso al cittadino che include la maggiore sostenibilità del trasporto pubblico.

Vista la scarsa offerta di mobilità pubblica elettrica è necessario che l’Unione Europea agisca da driver nel mercato e indirizzi i propri investimenti verso settori innovativi come l’e-mobility, riducendoli invece nei settori meno sostenibili e tecnologici. L’obiettivo è duplice: migliorare il benessere dei cittadini e promuovere nuove opportunità per l’industria dei trasporti.

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