Gli Allarmismi dell’OMS Contro l’Industria Italiana

Se l’opinione pubblica si lascia coinvolgere dalla psicosi collettiva generata dagli allarmi dell’OMS, peraltro sempre smentiti dall’evidenza scientifica, il rischio è che i governi vengano “costretti” a introdurre una regolamentazione eccessiva con dannosi risvolti sulla produzione industriale. Da un punto di vista liberale, ogni bene o servizio deve essere valutato sulla base dei benefici, delle opportunità, dei costi e dei rischi che lo caratterizzano. Ecco perché una regolamentazione eccessiva rischia di sovrapporsi in maniera soffocante sulle scelte private di cittadini e imprese.

Un punto che sta venendo discusso in questi giorni riguarda una tassa sull’obesità che andrebbe a regolamentare in maniera stringente il settore delle bevande zuccherate. La proposta segue quella che ha obbligato gli Stati, e di conseguenza le industrie ad adottare il plain packaging, ossia una etichettatura neutra, e i pacchetti horror dove vengono mostrate le immagini delle problematiche causate dal fumo. Il celebre istituto di ricerca London Economics ha evidenziato recentemente come non vi sia stato “nessun cambiamento statisticamente significativo nella prevalenza di fumatori tra gli adulti” da quando è stato introdotto il plain packaging in paesi come l’Australia.

All’inutilità dell’allarme, però, si aggiunge il danno in termini di produzione e di posti di lavoro. Ad esempio, vessare il settore della tabacchicoltura farebbe perdere il lavoro a 45.000 italiani (parliamo di una filiera che vale 18 miliardi di euro e coinvolge 204.000 addetti), mentre tassare le bevande zuccherate, oltre all’assenza di un nesso causale comprovato tra la tassazione delle bibite e la riduzione dell’obesità, colpirebbe solo i prodotti che rappresentano il 3% del consumo degli italiani, mentre caricherà sulle famiglie una maggior spesa annua di 60 euro.

L’informazione scientifica dovrebbe essere il più possibile indipendente e ispirata ai principi di cautela, ed è opportuno che i regolamentatori non si facciano trascinare dagli eccessi di reazione dell’opinione pubblica. Non è il tabacco o lo zucchero a rappresentare il nemico della libertà dei cittadini, quanto piuttosto il qualunquismo che impone di scegliere l’opzione più facile, ma più dannosa nel lungo periodo.

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