Il Futuro dell’Energia EuropeaL'IDEA DI UMBERTO CUCCHI

Da circa un mese, le proposte dei piani nazionali Energia e Clima sono state consegnate da tutti e 28 i paesi UE. La palla adesso passa alla commissione Europea e al commissario all’Energia e Clima che dovrà valutare i piani entro metà anno fornendo una review ad ogni paese membro. Dal 1 luglio fino al 31 dicembre i paesi membri avranno tempo per inviare la versione di finale del loro Piano Nazionale Energia e Clima.

Qual è la situazione attuale?

PERCHÉ È IMPORTANTE    Il Piano Nazionale Energia e Clima nasce con lo scopo di fornire risposte alle sempre più pressanti questioni energetiche e climatiche. I PNEC dovrebbero – sulla carta – delineare in modo nitido le strategie energetiche dei paesi membri.

Ad oggi, i piani nazionali dei 28 paesi sono poco soddisfacenti per quanto riguarda i tre macro-target europei:

  • riduzione delle emissioni di gas-serra del 40%;
  • utilizzo di energia da fonti rinnovabili al 32%;
  • Efficienza Energetica al 32,5%.

Come mai?

DISOMOGENEITÀ EUROPEA      Manca una direzione comune. Analizzando i Piani Nazionali si evince chiaramente come le 28 strategie sull’Energia ed il Clima siano differenti tra loro. Nonostante gli obiettivi Europeo siano chiari, i PNCE dei 28 paesi membri presentano diverse lacune a livello di policy su come raggiungere il target prefissato.

Paesi ambiziosi come quelli Scandinavi – Svezia, Danimarca e Finlandia – hanno fornito proposte ben più coraggiose e lungimiranti di quelle fornite, per esempio, della due isole Mediterranee di Cipro e Malta. Per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile (FER), Stoccolma, Copenaghen e Helsinki mirano rispettivamente al 65, 55 e 50%.

Le premesse negli altri paesi europei non sono così rosee. La Valletta punta a ‘salire’ dal 10% di FER ad un misero 11,5%. Il Regno Unito, distratto da Brexit, non ha fornito nemmeno un target preciso.  Come se non bastasse, la metà dei paesi non fa alcuna menzione dei target per l’efficienza energetica. E tra chi lo fa, non c’è solo il 44% del Lussemburgo ma c’è anche l’8% dell’Ungheria. la nostra Italia, invece  si posiziona nella maggior parte delle classifiche a metà tra il progressismo nordico e la scarsa lungimiranza del sud-est Europeo. Così non ci siamo.

PIANI NON PROMESSE       Per la fine dell’anno, gli stati membri devono elaborare misure concrete per ridurre le loro emissioni e accelerare la transizione energetica. I piani consegnati a fine 2018 possono rappresentare al massimo un punto di partenza. Urge dunque:

  • Elaborare strategie climatiche più ambiziose che vadano oltre i requisiti minimi per le energie rinnovabili e il risparmio energetico;
  • Sviluppare politiche e misure robuste per sostenere l’attuazione della transizione energetica;
  • Pianificare l’eliminazione graduale del carbone;
  • Garantire l’impermeabilità al clima delle nuove infrastrutture energetiche;
  • Spostare i flussi finanziari lontano dai combustibili fossili;
  • Garantire la partecipazione e il dibattito pubblico.

Il futuro energetico dell’Europa ha bisogno di una road map precisa e di  piani esecutivi espliciti nelle sue componenti. Ad oggi la maggioranza dei 28 PNEC  è da considerarsi insufficiente. I governi nazionali devono colmare queste gravi lacune per avvalorare i propri piani nazionali. Solo con policy chiare si potrà incoraggiare il settore privato ad investire, creare posti di lavoro ed avviare la transizione energetica.

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