Il Nostro Futuro Digitale: Non Rimanere Bloccati e Incatenati

Le istituzioni Italiane hanno affrontato Il tema della blockchain per la prima volta nella scorsa Legge di Bilancio. Un ottimo segnale per l’Italia che sconta un gap digitale nei confronti delle altre maggiori economie mondiali ed Europee. Alcune proposte di policy per implementare una strategia blockchain nazionale e comunitaria.

La blockchain è una tecnologia dati condivisa e immutabile la quale si basa su tre concetti nodali:

  • Sicurezza
  • Trasparenza
  • Decentralizzazione

Essa è in grado di creare i cosiddetti “distributed digital ledgers” ossia database di operazioni distribuiti su una o più reti di numerosi computer, anziché custoditi presso un nodo centrale. Di norma, tutti i membri della rete possono leggere le informazioni e, a seconda dei permessi di cui dispongono, possono anche contribuire all’implementazione delle medesime.

PERCHÉ È IMPORTANTE     L’Italia sconta una storica arretratezza nella digitalizzazione dei processi economici e amministrativi. Secondo un sondaggio IPSOS, il 20% degli Italiani dichiara di sapere cosa sia la blockchain, il 17% ne ha sentito parlare ma non è ben informato a riguardo, mentre il restante 62% non ha la minima idea di cosa sia. Tuttavia, coloro che dimostrano di conoscere questa tecnologia concordano sulle opportunità derivanti dalla sua applicazione: 53% la ritiene importante per sé e la propria vita, mentre quasi il 70% la ritiene chiave per lo sviluppo economico del paese.

Questo ventaglio di opportunità potrebbero garantire al sistema Italia diversi obiettivi raggiungibili, su tutti:

  • Miglioramento nell’erogazione dei servizi per il cittadino e le imprese;
  • Protezione dei dati e miglioramento della tutela della privacy;
  • Maggiore tracciabilità dei processi sia settoriale sia cross-settoriale.

STRADA TORTUOSA    La Blockchain, insieme all’Intelligenza artificiale e alla prosecuzione del Piano Industria 4.0, rappresenta per l’attuale Governo un nodo cruciale dello sviluppo economico sul quale investire molto, soprattutto in termini di immagine e credibilità.

Vi è la possibilità di agire efficacemente per sostenere l’innovazione e l’implementazione della blockchain, sia nel settore privato che in quello pubblico. Il gruppo di esperti sulla tematica lanciato dal MISE, ha appena iniziato il proprio lavoro verso la costruzione di una efficiente cornice normativa, che possa anche favorire i processi di R&D.

È necessario, però, armonizzare questa tecnologia all’interno di un’architettura strategica dato l’obiettivo di connettere il mondo digitale e quello dell’economia reale. Cittadini e PMI necessitano di un impulso governativo che dia indicazioni chiare e trasparenti per muoversi tra una tecnologia ancora poco conosciuta e un nebuloso framework legislativo.

LUCE IN FONDO AL TUNNEL    Nonostante le note difficoltà, l’Italia è il primo paese in Europa ad avere introdotto normative riguardanti l’utilizzo dei registri elettronici distribuiti – attribuendo così un valore legale e giuridico agli smart contract – ed il terzo per numero di progetti blockchain – nonostante un mercato ancora in fase embrionale.

Riconosciuto il potenziale della tecnologia blockchain per migliorare l’efficienza e l’efficacia di determinati processi, la politica dovrebbe favorirne lo sviluppo e la sperimentazione sia da parte dei soggetti privati sia, eventualmente, pubblici. Di seguito alcuni spunti che il legislatore dovrebbe tenere in considerazione per raggiungere questo obiettivo:

  • Supportare attivamente l’adozione e l’implementazione della blockchain sia nel settore pubblico, ad esempio sperimentandola nei servizi delle PA locali, sia nel privato attraverso un meccanismo di domanda-offerta (servizio fornito dal privato con blockchain e accolto dal pubblico) o partnership mirate;
  • Sostenere la ricerca e lo sviluppo di questa tecnologia, incentivando attivamente gli investimenti nel settore e agevolando gli effetti di spillover tra pubblico e privato;
  • Sfruttare proattivamente la partecipazione internazionale a programmi e partnership per poter migliorare il know-how a livello tecnico e regolatorio e accedere a fondi specifici per lo sviluppo (ad es. European Blockchain Partnership e Europa Digitale);
  • Assicurare la cosiddetta tech-neutrality: adottare regole neutrali alla tecnologia che non favoriscano né svantaggino alcuna particolare applicazione o modello di business al fine di creare parità di condizioni per tutte le innovazioni legate alla blockchain.

I due paesi leader in numero di progetti blockchain sono infatti USA e Cina – 24% del totale globale. L’Italia, insieme ai suoi partner Europei, deve proporre un approccio coeso e strutturato per poter diventare un player importante a livello globale e come alternativa a USA e Cina. Il potenziale c’è, la politica deve fare la sua parte.

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