Infrastrutture per crescereL'idea di Stefano Cianciotta

L’idea di Competere per il nuovo – possibile – Governo. Un suggerimento da affiancare alla diminuzione del debito. Stefano Cianciotta spiega perché è fondamentale investire nelle infrastrutture fisiche e digitali.

Alla ripresa economica manca in Italia il contributo fondamentale del settore delle infrastrutture.

PERCHÈ È IMPORTANTE? Senza il crollo degli investimenti (60 miliardi di euro), di cui le inrastrutture sono un capitolo fondamentale, l’economia italiana avrebbe recuperato nei dieci anni di crisi in media mezzo punto di Pil all’anno.

ITALIA SENZA INVESTIMENTI – Dal 2016, paradossalmente, il problema non è stato più quello di individuare le risorse quanto la reiterata incapacità delle amministrazioni locali di programmare, pianificare ed eseguire gli interventi, vanificando nei fatti importanti misure di rilancio per le infrastrutture previste dal Governo già nella programmazione di Bilancio del 2017 (+23% di risorse). I Comuni, inoltre, hanno ridotto nel 2017 la spesa per investimenti in opere pubbliche di circa 800 milioni. Un risultato fortemente negativo dopo un 2016 chiuso con una diminuzione di spesa di 1,7 miliardi, nonostante la possibilità concessa dall’allora Governo Renzi ai Comuni virtuosi di andare in deroga al Patto di stabilità.

IL SORPASSO ORIENTALE – Nel prossimo decennio gli investimenti in infrastrutture conosceranno nel mondo un dinamismo senza precedenti, sostenuto soprattutto dalla Cina. Sarà dunque fondamentale anche in Europa e in Italia ricominciare a investire, perché la competitività del mondo globale passerà sempre di più dalla capacità sviluppare le infrastrutture fisiche/digitali, velocizzando anche i processi amministrativi delle agevolazioni fiscali, dello snellimento dell’iter autorizzativo e della individuazione di partner economici qualificati. Nel 2018 il Pil della Polonia arriverà alla cifra record del 5,8% e tra gli elementi che stanno favorendo questa crescita considerevole vi è proprio la capacità di riorganizzare la Pubblica Amministrazione per aumentare la capacità di attrarre investimenti nel settore delle infrastrutture, grazie anche a 14 Zone Economiche Speciali a fiscalità agevolata.

POLITICA ITALIANA DIVISA – Il tema delle grandi infrastrutture ha diviso fortemente Lega e Movimento Cinque Stelle; la prima interessata a sostenere gli investimenti europei all’interno delle nuove direttrici di sviluppo dei Corridoi; il Movimento con un atteggiamento più ostruzionistico fatta eccezione per la digitalizzazione del Paese. All’interno del Contratto di Governo andava recuperato e ampliato il dibattito sulle infrastrutture, perché in Italia c’è bisogno di stimolare un percorso strutturato che avvii anche nel nostro Paese la costruzione di un ecosistema positivo e dinamico che rilanci gli investimenti. Senza dimenticare, poi, le opportunità legate alla digital trasformation, argomento sul quale da sempre il Movimento guidato da Luigi Di Maio si è dimostrato sensibile e attento.

Si parlerà poco di infrastrutture anche nel Governo Cottarelli, qualora dovesse avere la fiducia del Parlamento, perché non avrà la forza sufficiente per ridefinire i contorni del nuovo Codice dei Contratti (revisionato trecento volte negli ultimi anni) e indicare un nuovo indirizzo di sviluppo, anche in materia di infrastrutture digitali.

La Grosse Koalition di Angela Merkel ha appena istituito un Ministero per gli Affari Digitali, che è guidato da Dorothee Baer. Al Ministero sono stati attribuiti tutti i poteri per gestire e coordinare le risorse previste nel Piano nazionale della digitalizzazione con cui il Governo tedesco prevede di attrarre investimenti pubblici e privati per 100 miliardi. L’obiettivo è quello di trasformare la Germania in una Gigabit society entro il 2025.

C’è posto anche per l’Italia dei Governi precari e a tempo nelle sfide del futuro?

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