Infrastrutture: Sì, No, ForseL'IDEA DI ANTONIO ORTENZI

Gli investimenti nelle infrastrutture sono fondamentali per la competitività di un paese, ma non sono sufficienti. Bisogna ragionare in termini di cambiamento sociale dei territori creando modelli di sviluppo che possano generare nuove economie, come quella green e digitale. 

Con le iniezioni massive di risorse economiche da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e con la prospettiva del Recovery Fund si riaccende la discussione altalenante e poco proficua sulle infrastrutture che tende a generare estremismi e disinformazione. Mancano le idee e la visione paese che deve essere declinata in ottica green e digitale. 

PERCHÉ È IMPORTANTE

Abbiamo bisogno di rapportarci con dei nuovi paradigmi prospettici, altrimenti rischiamo, con discorsi sterili e faziosi, di dipingere su tela una scena in bianco e nero di due anziani che giocano a carte e litigano come se fosse la cosa più importante al mondo (il che potrebbe essere anche molto romantico se facessimo i pittori) mentre tutto intorno a loro cambia in maniera drammaticamente veloce.

ITALIA VELOCE & RECOVERY FUND

Italia Veloce è il nuovo documento di pianificazione infrastrutturale voluto dalla ministra De Micheli per rilanciare l’Italia dopo il lockdown. I tecnici del MIT hanno redatto un piano di investimenti in strade e autostrade, ferrovie, trasporto rapido di massa, porti e aeroporti da 200 miliardi di euro in 15 anni, di cui 131 già disponibili mentre gli altri dovrebbero essere attinti dal Recovery Fund. Circa 113 miliardi sono riservati ai nodi ferroviari, con metà dei fondi già sbloccati. Italia Veloce prevede oltre 54 miliardi per strade e autostrade (45,1 miliardi già stanziati), di cui la parte del leone toccherebbe alla centrale appaltante Anas, venti per il trasporto rapido di massa comprese le metropolitane, cinque per i porti e tre miliardi per gli aeroporti.

Per quanto il governo punti moltissimo sullo sviluppo della ferrovia anche con l’introduzione dell’Alta velocità di rete, la qualità delle infrastrutture viarie (strade e autostrade), su cui viaggia buona parte del trasporto merci, resta fondamentale per garantire la competitività delle imprese. Italia Veloce dovrebbe essere l’occasione e lo strumento per il potenziamento della capacità autostradale nazionale, per la rimozione di colli di bottiglia, per il decongestionamento delle tratte urbane e per l’incremento di accessibilità ad alcuni poli industriali.

Di queste 130 opere, saranno 36 quelle commissariate: 15 ferroviarie, 12 idriche (dighe o acquedotti) e 9 stradali. Gli altri provvedimenti dovrebbero riguardare anche aeroporti e aree metropolitane.

SMART GREED: L’EVOLUZIONE DELLE INFRASTRUTTURE DIGITALI

Parlare di sistemi urbani e di comunità intelligenti ed efficienti è considerata oggi una necessità ineludibile, non più solo un’alternativa. Nel 2017, infatti, è stata generata una moltitudine di dati pari al doppio di tutti i dati prodotti dalla storia dell’uomo fino al 2016. Questa considerazione ci aiuta a capire quanto sia stato veloce e dirompente il progresso tecnologico, tale da influenzare e condizionare la nostra quotidianità.  

A tal proposito, continuare a parlare solo di Smart City appare oggi così marcatamente frammentato, perché non si producono soluzioni efficienti a livello sistemico e funzionali rispetto alle velocità evolutive dei mercati. Di conseguenza risulta più appropriato ed opportuno discutere avendo una prospettiva che parte dall’alto (facendo uno zoom out) con le Smart Valley, intese come un progetto paese. In tale ottica, oltre agli investimenti e alle azioni circoscritte ai singoli distretti o alle città, si potrebbe coinvolgere l’intero territorio nazionale, per trasformare in maniera tempestiva e proattiva i nuovi bisogni e le nuove esigenze in opportunità di crescita. 

Le Smart City dovrebbero poi essere rimodellate visti i recenti sviluppi della Covid-19 fino ad arrivare, a livello “micro” agli Smart District che segneranno sempre di più lo scandire del tempo quotidiano e che impatteranno in maniera significativa sulla qualità della vita di ognuno di noi.

Qual è dunque l’impegno che si richiede al nostro paese per dar seguito a questa nuova visione del futuro? Purtroppo i soli investimenti economici non bastano. Partendo dall’ideazione delle infrastrutture materiali o digitali abbiamo bisogno di poter ragionare in termini di cambiamento sociale dei territori creando modelli di sviluppo che possano generare nuove economie, lavoro e nuovi paradigmi culturali. 

GREEN NEW DEAL E GREEN PUBLIC PROCUREMENT

Se abbiamo capito che le infrastrutture non sono solo tratti di costruzioni lineari che ci consentono di andare da un punto A ad un punto B, oppure che permettono di trasportate un gran volume di dati da un server ad un PC, inebriati dall’Ecobonus 110%, sfugge ancora che i concetti di eco-sostenibilità e di economia circolare possano (in realtà debbano) essere applicati anche alle infrastrutture.

Generare economie attraverso un volano importante come i nuovi collegamenti veloci, materiali o immateriali, significa farlo in maniera green e sostenibile. I nuovi materiali, le nuove metodologie costruttive, la sensoristica e la digitalizzazione ci devono consentire già oggi di poter ideare una Smart Greed sostenibile ed ecologica e con essa sviluppare modelli di business virtuosi. Adottare soluzioni eco-sostenibili e scalabili ci consentirà di trovare soluzioni, fin dall’ideazione (con i Gemelli Digitali) replicabili che messi in rete potranno trasformare le infrastrutture da energivore a produttrici così come faranno le nostre case nei prossimi anni.

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