Investire, investire, investireL'idea di Antonio Picasso

Mai lasciarsi sfuggire una crisi. Figuriamoci due! Ma le risorse del Recovery Plan rischiano di essere dirottate in misure tampone a causa dell’emergenza energetica e delle materie prime. Il Pnrr è, al contrario, la grande occasione per modernizzare la nostra economia. Purché politica, industria e finanza cambino faccia.

DUE ORDINI DI PROBLEMI
  1. Già prima della guerra era diffusa la consapevolezza degli ostacoli alla ricostruzione industriale post-Covid. Si trattava di impedimenti legati soprattutto agli assetti istituzionali e amministrativi del Paese. Da una parte si lamentavano gli anacronismi e le contrarietà strutturali della Pa e della Giustizia italiana ad applicare quelle riforme utili per dare nuova competitività al sistema produttivo. Dall’altra si temeva l’effetto Nimby, perennemente pronto a saltar fuori quando si parla di grandi opere. Il “modello ponte di Genova” però serviva a dimostrare che anche in Italia Yes, we can!
  2. Con la guerra, l’emergenza energetica e della fornitura delle materie prime ha spinto le parti sociali a chiedere una riscrittura del Pnrr. Per far fronte ai problemi imminenti, ma senza pensare che così ci si limita a mettere in sicurezza la casa e non a evitarne davvero il crollo. 

Entrambi i fenomeni sono viziati da arretratezza culturale, miopia e pure scarso coraggio.

MA LA SITUAZIONE È ECCELLENTE

Ce lo ricorda Mao: è infatti con la confusione grande sotto il cielo che si creano le occasioni da cogliere al volo. Sia per volontà di Bruxelles, sia per le speculazioni in corso, è evidente che c’è una liquidità finanziaria disponibile mai avuta finora dal dopoguerra a oggi. Gli analisti osservano che a New York è il momento d’oro dei beni materiali. Dalle risorse di base (nichel, rame e terre rare in primis), al cibo, soprattutto il grano. Tutto quello che ha a che fare con le catene di fornitura, inclusi ovviamente i trasporti, è un ottimo indirizzo. Sia per capitalizzare, sia per cautelarsi dal ritorno dell’inflazione. Bene. E noi? Cosa impedisce al risparmiatore italiano di diventare investitore? 

MILANO COME NEW YORK

Depositi e conti correnti di famiglie e imprese contano insieme 1.831 miliardi di euro. È un capitale che merita di essere investito? Condividendo le preoccupazioni sul prosieguo della crisi, Banca d’Italia e Abi vedono nel capitale privato un potenziale booster per l’economia reale. In pratica, mentre il Pnrr dovrebbe risolvere il problema numero 1 (soldi pubblici per un salto di qualità della cosa pubblica), la finanza tornerebbe funzionale all’industria, quindi incidere sul problema 2. È possibile?

Nell’ottica di un affrancamento della manifattura europea dai paesi fornitori di materie prime, monopolisti e ricattatori, è necessaria anche una finanza più a portata di mano. Come ha detto Patuelli (Abi), bisogna incoraggiare e non costringere chi detiene ferma la liquidità a investire nell’economia e nella realizzazione di opere da aggiungere a quelle del Pnrr. Lo so, è una professione di fede nel mercato.

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