La Diminuzione dell’Export Mette un Freno alla “Ripresina”L'articolo di Stefano Cianciotta per Il Messaggero

L’Abruzzo fatica a trovare una propria dimensione all’interno della ripresa del Sud, nonostante per il secondo anno consecutivo il pil dell’Italia meridionale è cresciuto dello 0,9 per cento.

I recenti dati Istat sull’occupazione (il II trimestre 2017 ha in parte riequilibrato il tragico I Trimestre che aveva registrato 17.000 posti di lavoro in meno) e il Rapporto Svimez di giugno (-0,2% il Pil regionale) hanno evidenziato la fragilità del tessuto economico abruzzese, che viene confermata da un ulteriore indicatore: la diminuzione dell’export.

Se nel 2016 l’Abruzzo era stata la terza migliore regione italiana per l’andamento dell’export grazie soprattutto alla performance a due cifre dell’automotive nella provincia di Chieti (l’incremento rispetto al 2015 era stato del 13,7%), nei primi sei mesi del 2017 la regione perde dodici posizioni nella graduatoria nazionale, mentre la media nazionale è aumentata del 3,8% (Fonte Confidence Index di Sace).

Nel 2016, tra gennaio e giugno, l’export ammontava a 4.172 milioni di euro, mentre nel primo semestre 2017 è stato di 4.252, con un incremento pari a un sesto di quanto avvenuto nel 2016, quando l’aumento era stato di 500 milioni.

L’analisi sui dati Istat, effettuata da Aldo Ronci per Cna Abruzzo, suona pertanto come un campanello d’allarme. L’andamento straordinario dell’export, sostenuto esclusivamente dai grandi gruppi industriali (l’Abruzzo deve tenerseli stretti), era il risultato di un dinamismo esogeno, guidato fuori dalla regione.

Il tessuto della piccola e media impresa e l’artigianato, il core dell’economia abruzzese, sono invece in forte difficoltà, e non riescono ad incidere sulla pur debole ripresina, unicamente determinata dalla grande industria, che da sola evidentemente non riesce a mantenere l’Abruzzo agganciato al treno dello sviluppo.

C’è un’altra ragione che sta alla base del rallentamento dell’export: la scarsa penetrazione dell’Abruzzo nei nuovi mercati. L’Abruzzo dell’export è ancora troppo dipendente dall’Europa, dove si concentra il 75% dell’ammontare complessivo delle sue esportazioni, che lambiscono marginalmente il Far East, 7%. Troppo poco per un’area che ha 3 miliardi di persone, e nella quale si concentra il 50% della ricchezza globale.

Per aumentare la capacità di penetrazione delle imprese sarebbe auspicabile una cabina di regia unica tra tutti i soggetti coinvolti anche indirettamente sui processi di internazionalizzazione, per la selezione dei mercati, la scelta delle iniziative da sviluppare, e per evitare progetti e attività non integrate.

E’ fondamentale, infine, un’azione sinergica tra Università, Regione, Centro Estero delle Camere di Commercio e associazioni di categoria, per individuare quei profili professionali che servono alle Pmi.

Join Our Community and Stay Up to DateSign up to receive weekly updates, thoughtful ideas, and exclusive invitations

SEARCH IN OUR NEWS

LATEST NEWS