La politica industriale nel MezzogiornoDI STEFANO CIANCIOTTA

Articolo pubblicato su Imprese InForma 

Nel Mezzogiorno la politica industriale è stata interpretata spesso come uno strumento difensivo, per sostenere e mantenere in piedi aziende e settori non più sostenibili. Con Next Generation EU la politica industriale costituisce invece uno degli strumenti per gestire le transizioni ambientale, energetica e digitale. Per la prima volta tornano ad essere disponibili ingenti risorse finanziarie per le politiche industriali, i cui strumenti di attuazione non possono prescindere dalle innovazioni tecniche recenti, come i contratti di sviluppo e gli incentivi al finanziamento della innovazione tecnologica, o da quelle normative, come le Zone Economiche Speciali.

Alla luce di queste premesse si può immaginare una politica industriale che trasformi l’Abruzzo in un modello in Europa costruendo un nuovo ecosistema, che tenga insieme Industria, Turismo, Cultura e Ambiente?

DAL 2004, 104 TAVOLI APERTI AL MISE HANNO INTERESSATO IMPRESE ABRUZZESI 

In Abruzzo esiste anche un sistema di piccole e medie aziende (basti pensare all’agroalimentare, alla manifattura, al turismo e al terziario) che ha dimostrato negli ultimi anni capacità di innovazione, che ha investito in ricerca e sviluppo ed è riuscita a essere presente sui mercati internazionali grazie a un positivo quanto non scontato passaggio generazionale, e a una significativa presenza femminile alla guida delle aziende.
Il tutto senza chiedere il sostegno di politiche assistenziali, ma tracciando invece un solco che può essere ulteriormente alimentato con l’incentivazione di politiche industriali attive da parte della Regione per incentivare la partecipazione dei centri di ricerca ai programmi italiani ed europei di sviluppo, promuovere la cooperazione tra imprese e laboratori di ricerca, favorire la crescita dimensionale delle aziende.

L’ABRUZZO INDUSTRIALE È A UN BIVIO

Se da una parte l’attivazione della ZES è un indubbio vantaggio per conseguire risultati significativi (e il mantenimento delle industrie attualmente in esercizio sarebbe uno di questi), dall’altra lo sforzo verso il quale devono tendere istituzioni, imprese, associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali, è quello di concepire e dare vita ad un modello che sappia ragionare in modo sincrono, evitando gli errori del passato (la scarsa managerialità di alcuni Poli di Innovazione ad esempio), e sappia investire sui modelli che consentono alle imprese di operare insieme (vedasi le reti), per sostenere la competitività del sistema Abruzzo nei nuovi mercati.

COSTRUIRE UN SISTEMA COESO

Il contributo di istituzioni come le Camere di Commercio, pertanto, è decisivo sia in fase di analisi e definizione delle proposte (il Libro Bianco sulle Infrastrutture redatto da Uniontrasporti ne è un esempio tangibile), che nella aggregazione ed integrazione di un rinnovato modello di sviluppo economico e industriale.

Lo sforzo che occorre compiere è quello di arrivare a costruire un sistema coeso tra soggetti, (Istituzioni, Università, Imprese, Sindacati, Enti, Comuni, Agenzie di Sviluppo) che si impegnino a collaborare alla definizione di progetti per sostenere l’innovazione e collocare le nostre imprese nella fascia a valore aggiunto della filiera produttiva, e promuovere l’Abruzzo in un ambito territoriale e sociale che la rinnovata centralità del Mediterraneo, con la ridefinizione delle filiere industriali e delle catene del valore, oggi consente.

Alla luce di queste considerazioni la Camera di Commercio Chieti Pescara ha assunto un ruolo centrale, direi una sorta di pivot, di un sistema che va riconnesso con le sfide della nuova globalizzazione, che si è trasformata radicalmente negli ultimi anni.

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