Nel Riscatto del Meridione l’Abruzzo Non E’ ProtagonistaL'articolo di Stefano Cianciotta per Il Messaggero

Come hanno attestato le ultime stime dell’Istat, ma anche il recente check-up del Mezzogiorno di Confindustria e l’istituto Studi e Ricerche per il Mezzogiorno del Banco Napoli – seguiti negli ultimi giorni dalla Svimez – nel 2016 e per il secondo anno consecutivo il pil dell’Italia meridionale è cresciuto dello 0,9 per cento, sostanzialmente in linea con quello del paese, superando però il nord-ovest, fermatosi allo 0,8, e il centro Italia attestatosi allo 0,7.

Nonostante questi segnali positivi del Meridione (a cui però fanno da contraltare alcuni indicatori preoccupanti come quelli sulla diminuzione delle nascite e sull’aumento dei giovani che preferiscono studiare e lavorare altrove) l’Abruzzo fatica a trovare una propria dimensione all’interno del riscatto del Sud.

La pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi (l’Abruzzo produce in media la metà della ricchezza della Lombardia), i dati Istat sull’occupazione (-3,5% nel I trimestre 2017 con la perdita di 17.000 posti di lavoro) e il Rapporto Svimez (-0,2%) hanno confermato infatti la fragilità del tessuto economico regionale.

L’Abruzzo è stata nel 2016 la seconda migliore regione per l’andamento dell’export dopo la Basilicata, ma evidentemente non è stato sufficiente per sostenere  il mercato interno che ristagna, soprattutto nei servizi.

All’indomani della pubblicazione dei dati positivi sull’andamento straordinario dell’export, sostenuto esclusivamente dai grandi gruppi industriali (dobbiamo tenerceli stretti), abbiamo scritto che quelle performance erano il frutto di un dinamismo esogeno, guidato fuori dall’Abruzzo.

Il tessuto della piccola e media impresa, il cuore dell’economia abruzzese, è in forte difficoltà. Basti pensare, ad esempio, al numero elevato di fallimenti che nel biennio precedente ha contraddistinto settori vitali del sistema regionale, come l’edilizia e il commercio.
Il 1 agosto è stato votato il Decreto Sud all’interno del quale sono stati inseriti provvedimenti di grande importanza, come l’istituzione delle Zone Economiche Speciali, misura che da questo quotidiano avevano auspicato per promuovere il rilancio dell’Abruzzo.

Una misura significativa, inoltre, riguarda anche i Comuni del cratere. Con la modifica del comma 1 dell’art.43-bis del decreto legge 50 del 2017, è stato previsto il beneficio dell’esonero dal pareggio di bilancio per tutti gli investimenti dei Comuni finalizzati al miglioramento della dotazione infrastrutturale e al recupero degli immobili destinati alla popolazione. Si tratta di un’esigenza vitale per le amministrazioni fiaccate dal terremoto, di cui si è reso promotore il sindaco di Ascoli Piceno Castelli, delegato alla finanza locale dell’Anci.

Ancora una volta il futuro dell’Abruzzo passerà dalla sua capacità di programmare e attrarre investimenti, sostenendo anche le capacità imprenditoriali dei giovani (la misura Resto al Sud per gli imprenditori under 35 va urgentemente resa operativa).

In questi ultimi anni sia i Comuni che la Regione sono apparsi in ritardo (si vedano gli interventi per la messa in sicurezza delle scuole). Dal Decreto Sud, quindi, l’ultima chiamata per fare dell’Abruzzo davvero una regione facile.

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