Oltre le etichette: scelte alimentari consapevoli e personalizzateL'IDEA DI PIETRO PAGANINI

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Le politiche pubbliche etichettanti gli alimenti come “buoni” o “cattivi” e basate su un approccio “One Fits All” sono pericolose in quanto contribuiscono alla diffusione di patologie e hanno gravi conseguenze economiche. La salubrità degli alimenti dipende dalla quantità consumata, dalle caratteristiche individuali di ciascun soggetto e dal contesto in cui vengono consumati. Grazie alla tecnologia, possiamo prendere decisioni consapevoli e adottare un approccio personalizzato alla nutrizione, aprendo le porte della conoscenza. 

IL PROBLEMA 

Lo zucchero fa davvero male? Non è corretto affermare che lo zucchero faccia male. La cancerogenicità dipende dalla dose e dalle caratteristiche del singolo soggetto che l’assume. Purtroppo, molte politiche pubbliche, comprese quelle dell’Unione Europea e delle istituzioni internazionali come l’OMS, demonizzano il consumo dello zucchero come di altri nutrienti. Questo approccio “one-size-fits-all” è pericoloso perché discrimina i nutrienti fondamentali per una dieta equilibrata e contribuisce alla comparsa di gravi patologie. Ha anche conseguenze economiche perché affanna intere filiere produttive.

TUTTO È VELENO  

La famosa frase di Paracelso (1493-1541) che afferma che “Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto” stabilisce le basi della nutrizione contemporanea e di un’alimentazione equilibrata.

Purtroppo, molte politiche pubbliche continuano a ignorare questo principio, preferendo soluzioni che classificano alcuni ingredienti come “buoni” e altri come “cattivi”. Ma non è così.

DOSE E DIVERSITÀ

Secondo Paracelsonon esistono ingredienti buoni o cattivi, ma nemmeno ingredienti neutri. La salubrità o la cancerogenicità dipendono dalla dose

Ad esempio, il glucosio è necessario per produrre energia e regolare il metabolismo, quindi dobbiamo assumerlo. Tuttavia, può diventare cancerogeno se assunto in eccesso rispetto ai nostri bisogni e alle funzioni che il nostro organismo deve svolgere. Basta che un individuo modifichi la dose per trasformare un nutriente da “cattivo” a “buono”. In questo contesto, “buono” e cattivo” indicano l’impatto sulla complessità dell’organismo, sia fisico che mentale.

Possiamo estendere questo ragionamento affermando che la tossicità di una dose dipende dal soggetto che la assume (DNA e metabolismo) e dalle condizioni in cui viene assunto (stato fisico e mentale). 

Inoltre, gli individui non sono statici, ma cambiano nel tempo a causa di molte altre variabili esterne. Un esempio classico è rappresentato dal bicchiere di vino che può avere effetti diversi a stomaco pieno o vuoto.

PRINCIPI TRADITI 

È importante comprendere che la dose e la diversità dovrebbero essere i principi cardine delle politiche pubbliche per ridurre la malnutrizione e mitigare le patologie a essa correlate, come l’obesità. Purtroppo, ciò non accade

Le politiche pubbliche attribuiscono scarso valore alle dosi, discriminano alcuni ingredienti e ignorano la diversità individuale.

CONOSCERE PER SCEGLIERE   

Dobbiamo imparare a riconoscere quanto di un determinato nutriente, come ad esempio il glucosio, abbiamo bisogno di assumere in un preciso momento della nostra vita. 

I sistemi di etichettatura valutativa come il Nutriscore non ci sono di grande aiuto. Ci dicono semplicemente se un alimento è considerato “buono” o “cattivo”, ma non ci forniscono informazioni dettagliate su ciò che stiamo assumendo e come influisce sul nostro organismo. 

Al contrario, la tecnologia può essere molto utile poiché può segnalarci in tempo reale una carenza o un eccesso di determinati nutrienti. Sarà poi compito nostro decidere se assumerli o meno. La tecnologia funge da strumento di conoscenza e consapevolezza. Più una persona conosce, migliore sarà la sua capacità di fare scelte consapevoli.

PATERNALISMO OMOLOGATO 

Tuttavia, le politiche pubbliche continuano a respingere l’uso della tecnologia e preferiscono le etichette colorate come il Nutriscore. La ragione è semplice: coloro che promuovono tali politiche non vogliono riconoscere la diversità e il ruolo che ogni individuo ha nel determinare autonomamente le proprie scelte sulla base della conoscenza. 

I governi e le burocrazie che li gestiscono scelgono al posto dei cittadini tramite politiche pubbliche. Soprattutto in Occidente, si teme che un consumatore possa fare scelte libere. Hanno paura che un individuo possa fare scelte diverse da quelle auspicate. Ad esempio, potrebbe scegliere una quantità di un nutriente considerata cancerogena. Sappiamo che un eccesso di alcol può avere conseguenze negative sul nostro organismo, ma consapevolmente decidiamo di consumarlo.

IL FALLIMENTO

Coloro che si trovano al potere governativo temono di perdere il controllo sui cittadini e si rifugiano nel ruolo etico che la loro posizione conferisce loro. Da qui deriva il ricorso a sistemi semplici di valutazione degli alimenti

Se il problema non risiede nell’ingrediente stesso, ma nella dose e nel soggetto che lo assume, come possono le etichette standardizzate risolvere il problema della cattiva nutrizione? Semplicemente non possono. Il colore rosso del Nutriscore non potrà mai essere rosso per tutti. Ecco perché questi sistemi di valutazione sono pericolosi.

LA PROPAGANDA 

La demonizzazione dei nutrienti spinge i consumatori a ridurne pericolosamente o addirittura a escluderne l’assunzione con conseguenze pericolose che portano all’insorgere di patologie gravi. Si passa da un eccesso all’altro che può condurre a un più generale rifiuto di alcuni alimenti con il conseguente degrado fisico e psichico. 

I media e i dipartimenti commerciali e marketing dell’industria alimentare sono spesso corresponsabili perché amplificano o addirittura snaturano i risultati scientifici per fuorviare le scelte dei consumatori. Il boicottaggio dell’olio di palma e dello zucchero è un esempio.

COSA FARE 

La frase di Paracelso è potente perché rimette all’individuo la scelta che, per essere fatta, necessità delle conoscenze. I governi non si devono preoccupare di stabilire la dose giusta per tutti, ma di educare i cittadini a conoscere la loro dose migliore in quel preciso momento nella condizione che scelgano anche di non seguirla.

Image credit: Glenn Harvey, courtesy of the NYT >>>

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