Paese Legale o Paese Reale?Lo scenario politico di Lorenzo Castellani

Le elezioni amministrative di questo weekend hanno mostrato una netta differenza tra il paese reale, il sentimento e l’orientamento dell’opinione pubblica, e il paese legale, quanto accade nelle stanze del Parlamento.

Al centro di questa discrasia istituzionale c’è il centrodestra. Già perché quando esiste, come alle amministrative, una legge elettorale maggioritaria a doppio turno il tripolarismo dell’opinione pubblica si manifesta in tutta la sua evidenza e viene ricomposto dalla dinamica politica del ballottaggio. Tolto circa un 10% dei Comuni in cui il Movimento 5 Stelle è arrivato al ballottaggio (ciò è accaduto solo 8 Comuni medio-piccoli) tutto il resto viene ricondotto allo scontro finale tra centrodestra e centrosinistra. Uno scenario in cui il centrodestra viene favorito ai ballottaggi per l’afflusso dei voti del Movimento 5 Stelle, i cui elettori preferiscono votare a destra piuttosto che far vincere il partito di governo.

Insomma, come già altri commentatori hanno notato nell’elettorato esiste una forte domanda di centrodestra che, a livello locale, viene soddisfatta da Forza Italia, liste civiche, Lega Nord e ali altri partiti minori mentre a livello nazionale, per le diverse strategie tra Berlusconi, Salvini e i vari veti incrociati dei piccoli gruppi, resta evasa. La legge proporzionale, sia un tedesco rimaneggiato o un Consultellum adeguato, con ottime probabilità favorirà la scomposizione del centrodestra azzerandone le possibilità di vittoria semplicemente perché non vincerà nessuno e tutto sarà rimesso alla contrattazione tra i partiti a Montecitorio.

Uno scenario proporzionale, infatti, incentiva Berlusconi alla convergenza al centro per governare con Renzi mentre la Lega Nord di Salvini (ma probabilmente non quella di Maroni e Zaia) ne vede un’occasione per massimizzare i consensi restando all’opposizione. Il Nazareno, cioè la necessità di Berlusconi di stare al Governo con il PD e condizionarlo direttamente, uccide un centrodestra potenzialmente vincente che uscirebbe allo scoperto con una legge maggioritaria. Viste queste considerazioni è altamente improbabile oggi che il Parlamento possa varare un sistema maggioritario considerate sia la frammentazione del centrodestra che le difficoltà di Renzi nel costruire una autonoma maggioranza parlamentare senza ricorrere all’alleanza con il Cavaliere. Il segretario del PD è conscio che senza Berlusconi probabilmente non si governa e contro il centrodestra unito si perdono le elezioni. Dunque meglio far convergere tutti, sfruttando le esigenze di breve termine di Salvini e Berlusconi, su una legge proporzionale.

Passiamo ora al Movimento 5 Stelle, il grande sconfitto di questa tornata elettorale, che tutti danno già in grande difficoltà. Tuttavia, per i grillini la differenza tra un turno di elezioni amministrative e le politiche è notevole quindi è troppo presto per considerarli già come un partito declinante. Vediamo perché:

a) A livello locale i 5 stelle sono sempre stati poco vincenti. Questo anche perché il voto di opinione anti-casta/anti-establishment/giustizialista si aziona molto meno nei comuni, dove gli scandali, la presenza mediatica e le rendite sono molto minori. Inoltre, la qualità e l’esperienza dei candidati contano molto di più e il Movimento di Beppe Grillo fatica ad esprimere buoni cavalli da corsa nelle piazza locali. Ci sono stati casi clamorosi di vittoria a 5 Stelle, Parma e Roma (scandali e cattiva amministrazione) e Torino (candidato particolarmente forte) ma originavano da situazioni di partenza del tutto particolari.
b) Alle amministrative il sistema elettorale è un maggioritario a doppio turno: elezione diretta del Sindaco e incentivi all’aggregazione delle forze politiche. In questo contesto, il Movimento 5 Stelle può essere isolato perché ha altri due poli con cui confrontarsi che esprimono candidati mediamente più forti.
c) Segue da b) che alle amministrative c’è il centrodestra unito che arriva sistematicamente primo o secondo nelle situazioni “normali”, cioè nel 90% dei casi, costringendo i pentastellati a giocare di rimessa, in terza posizione. In questo scenario i grillini possono decidere, al massimo, chi far vincere e chi far perdere.
d) A livello nazionale questa “normalità” non esiste al momento poiché legge elettorale proporzionale favorisce la frammentazione e gli accordi post-voto in Parlamento. In questa situazione il centrodestra non ha incentivi ad unirsi, basta vedere il favore espresso da Forza Italia e Lega Nord sulla proposta di legge elettorale simil-tedesca che favorisce proprio le rispettive divisioni e le dichiarazioni post-amministrative di Salvini di domenica sera, ma tenderà a frammentarsi in due-tre tronconi in vista delle prossime elezioni o comunque la divisione avverrà in Parlamento se Berlusconi decidesse di accordarsi con il PD dopo il voto.

Da ultimo c’è la questione delle liste civiche. Nelle coalizioni di centrodestra e centrosinistra occupano circa la metà dei consensi in quasi tutti i Comuni, segnale della netta sfiducia verso i partiti tradizionali e i candidati “già visti”. Se per il Partito Democratico è difficile, per la sua conformazione maggiormente partitica, sfruttare su scala nazionale il fenomeno liste civiche questo potrebbe, invece, essere cavalcato dal centrodestra (soprattutto da Berlusconi e Forza Italia) in crisi di offerta e nuovi protagonisti.

Come? Con una lista civica nazionale (sembra un ossimoro, ma cos’erano i primi 5 stelle se non questo?) che affianchi i partiti tradizionali. Una lista, cioè, che si concentri su poche istanze (ad esempio giovani, liberalizzazioni, autonomi) e sia composta solo da candidati che non siano già stati eletti al Parlamento. In altre parole: nuovi volti, sindaci e amministratori locali. Obiettivo: superare lo sbarramento, innovare l’area politica “moderata”, conquistare un elettorato diverso (più giovane e produttivo) rispetto a quello tradizionale, togliere consensi a Renzi evitando allo stesso tempo che quei voti scivolino verso il Movimento 5 Stelle. Una provocazione, certo, ma forse più vicina alla realtà di quanto non lo siano le alchimie parlamentari tra i piccoli gruppi del centrodestra.

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