Siamo Pronti Per Un’Economia On Demand?L'Idea di Competere

La tecnologia ci sta restituendo un mercato del lavoro disintegrato, un nuovo modello lavorativo (perfettibile) fondato sulle piattaforme digitali. I lavoratori smettono di lavorare e si trasformano in imprenditori – ma senza esserlo. E nonostante sia difficile misurare con precisione le dimensioni dell’economia on demando sharing economy o gig economy o economia dei lavoretti – le rilevazioni dell’OECD parlano di un fenomeno inarrestabile.

E qui iniziano le criticità.

  • L’Italia è il quartultimo Paese per tasso di occupazione (OECD);
  • è il quarto Paese al mondo per lavoratori autonomi, 24,5% nel 2015. Tanto per intenderci, la Germania è al 10% (OECD);
  • con il 33.9%, siamo al primo posto per percentuale di Neet: giovani tra i 15 e i 25 anni che non fanno niente, letteralmente (OECD; Eurostat).

Se i numeri non sono rincuoranti non è colpa dell’economia on demand, ma questo è il panorama in cui dovrà penetrare il nuovo modello lavorativo. Considerandone però anche le opportunità:

  • riduzione della disoccupazione;
  • maggiore partecipazione alla forza lavoro;
  • stimolo della domanda;
  • aumento della produttività.

È la digitalizzazione ed è un fenomeno ineluttabile. Ma attenzione all’effetto coda lunga: una dopo l’altra cadono le barriere d’accesso a svariate aree del mercato e ci si illude di essere immersi nella democratizzazione digitale. La realtà è che chi vince prende tutto: pochi grandi colossi con profitti enormi e spesso un organico ridotto dominano il mercato, lasciando ad una coda lunga di persone e società una manciata di briciole.

Anche le politiche sul lavoro devono modellarsi sulle trasformazioni in atto, politiche che ragionino su una mobilità ibrida che impedisca alle aziende di avere la potenza di un datore di lavoro ma senza le responsabilità connesse. Per non parlare delle problematiche legate alla salute e alla sicurezza, alla formazione delle competenze a carico del singolo lavoratore e che vengono spesso sfruttate e non migliorate dalle piattaforme digitali.

La tecnologia e la digitalizzazione dovrebbero renderci la vita più semplice, sviluppando ricchezza e produttività, non possiamo inoltrarci in un mondo governato da diseguaglianze e monopoli. Le opportunità e gli effetti distorsivi mostrano il bisogno di una regolamentazione leggera, veloce e flessibile ma pur sempre una regolamentazione che abbia chiare le priorità: libera concorrenza, tutela del lavoro e garanzie sociali.

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