La Stabilità Economica Come Risorsa GlobaleL'IDEA DI GIULIO PERONI

La sostenibilità dei debiti sovrani assicura i rapporti economici e commerciali tra Stati, ma soprattutto la coesione economica e sociale entro le singole economie nazionali. La Presidenza italiana del G20 è l’occasione per rimettere al centro dell’agenda internazionale il concetto di stabilità economica fondamentale anche per superare la pandemia.

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia da Coronavirus o Covid-19, un evento epocale per le inevitabili trasformazioni politiche, economiche e sociali indotte e per gli effetti negativi prodotti, a cominciare dalle migliaia di vite umane perse e, poi, per il forte impatto avuto sull’economia mondiale. In particolare, la crisi economica in atto e di cui non si vede all’orizzonte ancora una soluzione, si inserisce in un quadro internazionale ancora fortemente scosso dagli effetti dovuti alla crisi del 2008, un evento che ha determinato una vera e propria ondata di instabilità a livello globale a carattere inizialmente finanziario (con il noto fallimento della banca d’affari Lehman Brothers) per poi evolversi rapidamente in instabilità fiscale, talmente grave da mettere a rischio per la prima volta la sostenibilità, soprattutto nel breve e medio periodo, dei debiti sovrani di alcuni paesi dell’UE.

PERCHÉ È IMPORTANTE

È divenuta così centrale (come ampiamente analizzato nel volume Stabilità economica e sostenibilità nel diritto internazionale edito da Giuffrè Lefebvre, 2020), nell’agenda politica tanto dei singoli governi nazionali, quanto delle organizzazioni internazionali (in specie il Fondo Monetario Internazionale) e sovranazionali come l’Unione europea la definizione di nuovi meccanismi (come ad esempio i noti Fiscal compact e Mes) diretti a produrre e fornire la stabilità economica nelle sue diverse forme (finanziaria, fiscale e monetaria).

UNA RISORSA GLOBALE

Si tratta, come evidenziato dallo United Nations Development Programme nel 1999 con il proprio Human Development Report di un bene pubblico globale; in altre parole di una tipologia particolare di bene pubblico di cui condivide le due caratteristiche fondamentali: la non escludibilità e la non rivalità,  differenziandosi, tuttavia, da quello prettamente domestico in forza di tre criteri:

  • geografico, l’efficacia del bene si estende su più di un gruppo di Paesi,
  • socio – economico, il bene interessa tanto i paesi “ricchi” quanto quelli “poveri”,
  • generazionale, poiché relativi all’intera Umanità.
STABILITÀ ECONOMICA E LIBERO MERCATO

Infatti, come ci ricorda  l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, la stabilità economica, in specie quella fiscale legata alla sostenibilità dei debiti sovrani, risulta essenziale per assicurare non solo ordinati rapporti economici e commerciali tra Stati, ma soprattutto la coesione economica e sociale entro i singoli ordinamenti ed economie nazionali. Un bene, dunque, quello in esame strategico per realizzare  lo sviluppo economico delle Nazioni, come la stessa carta ONU (v. art. 55 e ss.) ci ricorda e strumentale, come si ricava dagli artt. 3 par. 3 del TUE e 119 par. 1 TFUE (con particolare riguardo al profilo della stabilità monetaria e dei prezzi), a realizzare un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza.

OBIETTIVO G20

Il Nostro Paese ha un’opportunità unica assumendo nel 2021 per la prima volta la Presidenza del G20, quella di porre al centro dell’agenda politica internazionale il tema su come produrre e fornire la stabilità economica a livello globale alla luce dell’emergenza sanitaria in corso; cosa che richiede più che mai di affrontare due questioni ad essa sottese e sempre più impellenti: la dilagante povertà e la crescita esponenziale dei debiti sovrani, problemi che investono soprattutto le generazioni future.

Solo rilanciando e rafforzando il multilateralismo, cosa che la pandemia ha fatto in qualche modo riscoprire con la ricerca al vaccino, si può trovare una risposta coesa e ed efficace per problemi globali come quelli indicati. Un’occasione da non perdere non solo per l’Italia, per recuperare così peso e centralità nel consesso internazionale, ma anche per la Comunità internazionale nella sua articolata complessità.

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