Sugar Tax vs. Informazione. Perché è meglio informare che tassare

Le scelte del governo e del parlamento con il supporto delle istituzioni dovrebbero fondarsi su analisi scientifiche seguendo il metodo sperimentale. Purtroppo, così non è. Ci si affida a credenze ideologiche o al sentito dire senza guardare ai fatti. Come nel caso della sugar tax e dell’olio di palma.  

Sempre e solo tasse

La decisione della scorsa estate di imporre una tassa sullo zucchero e sulle merendine ne è la dimostrazione. Non sosteniamo che adottare provvedimenti per la tutela della salute pubblica sia sbagliato, ma che qualsiasi misura debba essere corredata da evidenze scientifiche e da una corretta informazione. L’approccio adottato contro lo zucchero sembra più uno scontro ideologico che un servizio pubblico. Il cittadino rimane confuso, disinformato e senza una vera libera scelta. 

Le politiche pubbliche servono a tutelare le libertà dei cittadini. Sullo zucchero, ad esempio, l’introduzione di una misura correttiva (definita anche punitiva) è finalizzata a ridurne il consumo penalizzandone l’acquisto e condizionando le scelte del consumatore. Lo scopo dovrebbe essere usare i fondi raccolti dalla tassa per tagliare l’IRAP. Come? Con modalità non meglio specificate. Il nuovo DL Rilancio rinvierà a gennaio 2021 la decisione in merito a questa imposta, creando spazio per un dibattito su una misura potenzialmente inutile e dannosa per l’economia.

Zucchero = Obesità?

Vi è certamente un legame tra il consumo di zucchero e obesità, anche se gli studi più recenti non permettono di costituire un legame forte di causa-effetto. La situazione è molto complessa. Se mangiato in quantità controllate seguendo una dieta bilanciata non è lo zucchero in sé a fare male bensì la quantità ingerita. Il cardiologo Chiadi E. Ndumele della John Hopkins University conferma infatti che non ci siano prove a sostegno che sia proprio lo zucchero la causa dell’obesità ma lo siano invece gli elevati consumi.

L’assunzione di elevati livelli di zucchero correlata ad alti livelli di obesità può ad esempio rappresentare un indicatore di uno stile di vita non sano. Di nuovo, però, non esistono legami diretti tra i due fenomeni. Senza contare che all’interno degli zuccheri che vengono consumati si indica anche il fruttosio, proveniente dalla frutta che ingeriamo quotidianamente e che contiene centinaia di microelementi utili al funzionamento del nostro corpo. 

Un fenomeno complesso

Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute sono 9,8% gli obesi in Italia: il paese più magro d’Europa. A dimostrazione della complessità del fenomeno però pare non siano gli zuccheri la causa, ma anche e soprattutto una scarsa abitudine all’esercizio fisico. Questo fenomeno riguarda soprattutto nei bambini. In Italia il tasso di obesità dei bambini si aggira intorno al 20%. Già nel 2010 si parlava del ruolo determinante dell’attività motoria nel prevenire il fenomeno. Tutt’oggi viene sottolineato quanto essa sia importante, abbinato ad una dieta bilanciata, nel diminuire l’incidenza della patologia.

Per presentare un quadro ancora più complesso, la tendenza di determinati paesi all’obesità potrebbe avere radici anche nella genetica dei popoli. I deficit di alcuni recettori come la Leptina o la Melanocortina posso essere causa di patologie genetiche legate all’assunzione di peso incontrollata.

Una battaglia retorica

Se allora non si è certi che sia lo zucchero a rendere obesi, perché tassarlo? Purtroppo, come spesso accade, non sempre la politica segue le incertezze scientifiche. La campagna contro lo zucchero è un altro esempio di imposizione ideologica sul mercato non supportata da fatti concreti ma da mere speculazioni. La politica segue le mode dettate dalle aziende o dai consumatori non correttamente informati. Un altro esempio è costituito dal boicottaggio dell’Olio di Palma basato su fatti non comprovati scientificamente. Non sussistono anche in questo caso prove che dimostrino la correlazione tra Olio di Palma e malattie cardiovascolari. Si tratta di un alimento che, se consumato all’interno di una dieta bilanciata, non ha effetti negativi sulla salute.

Garantire una scelta libera

Il fallimento della “Fat Tax” in Danimarca – i pochi effetti sulla salute e i problemi finanziari ed amministrativi causati – dimostra che tassare un unico bene per questioni di salute senza che vi sia una correlazione diretta può fare più male che bene. È fondamentale capire in che modo le potenziali tasse influenzino le intere diete. Non solo il consumo di prodotti mirati. La soluzione rimane quella di informare correttamente i cittadini. Questi devono essere coscienti del proprio stato di salute e avere uno stile di vita basato su una alimentazione sana ed equilibrata. Così come è fondamentale svolgere attività fisica continua. È questo l’approccio che garantisce al consumatore una scelta libera e priva di condizionamenti.

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