Tecnologia e burocrazia, lezioni dal ponteL'EDITORIALE DI PIETRO PAGANINI PER IL SOLE 24 ORE

La tragedia di Genova ci richiama ad alcune riflessioni su alcune questioni cruciali del nostro tempo, la tecnologia e le regole, e soprattutto il rapporto tra Stato e cittadini, la trasparenza e la burocrazia. Non c’ è solo Genova. Spiace segnalarlo. Genova è una tragedia per la portata numerica ed economica, ma ogni giorno si consumano tante piccole tragedie. Sono gli incidenti dovuti alla cattiva gestione e al mancato controllo delle infrastrutture e delle opere pubbliche.

Un esempio potrebbero essere gli incidenti dovuti alle buche di Roma o di altre città, o il ponte collassato in Brianza, o i solai di alcune scuole pubbliche che cadono a pezzi. Il fallimento di un’opera cioè il mancato funzionamento o nel caso peggiore, il collasso, nel lontano passato poteva essere un evento fisiologico. Con l’impiego del metodo scientifico e la diffusione della cultura scientifica la fatalità dovrebbe essere ridotta quasi a zero. Le regole e le procedure tecniche servono proprio, attraverso il metodo scientifico, a limitare gli errori e i conseguenti danni. Le comunità scientifiche si dotano di regole proprio per evitare di sbagliare. Le regole tecniche però non dovrebbero servire solo per progettare più efficienti infrastrutture, bensì dovrebbero valutare gli aspetti finanziari ed economico-gestionali per il tempo di durata previsto delle opere stesse.

Non si comprende perché le opere pubbliche non siano soggette allo studio del Piano economico finanziario e gestionale come invece qualsiasi impresa privata è tenuta a fare. Nel 1992 si era in modo timido introdotta (art.46 del decreto legislativo n. 504/92 aggiornato con circolare n. 1199 del 2 febbraio 1994) l‘obbligatorietà dello studio del Piano economico finanziario e gestionale per la realizzazione di alcune opere pubbliche, ma invece di essere perfezionato ed esteso man mano alle opere più complesse, è scomparso. Con i moderni sistemi di progettazione, per esempio il Bim – Building information modelling -, si elabora una progettazione consapevole non solo di tutto quello che avviene durante la costruzione del sistema edificio-impianto, ma anche del suo evolversi nel tempo, dopo la fine dei lavori. In Italia l’utilizzo del Bim è diventato obbligatorio per opere sopra i 100 milioni di euro. Nel Regno Unito si applica per tutte le opere sopra gli 8 milioni di euro con l’ obbligo di definire gli interventi e i costi di demolizione alla fine della presunta durata della struttura. Nel caso di Genova così come per le buche delle strade, o per i crolli di edifici, o di palazzine di recente costruzione dopo i terremoti, le regole e le tecnologie applicative ci sono.

Leggi l’editoriale su Il Sole 24 Ore del 31 agosto 2018

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