Warren Buffett contro tutti. Tra cancel culture, innovazione e potere – FOCUSEDITED BY ELODIE CARDONNET

Warren Buffett contro tutti. Tra cancel culture, innovazione e potere – REPORT

di Frederick Dooley, Research Fellow at Competere

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Introduzione

Ambiente, questioni sociali e governance (ESG) sono sempre di più elementi che i grandi investitori e le imprese tengono in considerazione nel prendere le loro scelte.

Si tratta, infatti, di un allargamento della gamma dei criteri con cui vengono prese le scelte d’investimento, imprenditoriali e commerciali. Dai criteri più focalizzati sulla performance meramente economica delle organizzazioni e al rendimento reso agli azionisti (shareholders) a quelli che li allargano ai portatori d’interessi esterni alle azienda, (stakeholders) non solo quelli più stretti come i dipendenti, i fornitori e il territorio ma anche nella società più in generale.

Questa tendenza è in atto da molti anni ed è alimentato da diversi fattori tra cui, per esempio la demografia, con le generazioni più giovani categorizzate dalle grandi società di marketing come millennials, che secondo le ricerche vivono un rapporto molto più stretto con le marche di prodotti con cui sono cresciuti pretendendo per questo dalle aziende un atteggiamento che deve essere sempre più allineato con i loro bisogni non solo materiali ma, potremmo chiamarli, relazionali o emozionali nel senso che il prodotto acquistato vale perché li identifica sempre di più con una qualche qualità morale percepita.

In secondo luogo, la diffusione globale e capillare dei social network amplificano i messaggi, soprattutto negativi. Se si considera che un social media come Facebook rappresenta, in pratica, un enorme meccanismo volto alla raccolte delle preferenze individuali e alla loro previsione futura al fine di essere rivendute alle aziende sotto forme di pubblicità mirata, molte grandi imprese non solo vedono l’opportunità ma considerano di tutelarsi facendo moltissima attenzione alla propria reputazione e per questo considerano anche la possibilità di “prendere una posizione” sociale o politica proprio per allinearsi e fidelizzare quella fetta di mercato più attivista che compra i propri prodotti.

Tuttavia, si tratta di situazioni che presentano una forte differenziazione a livello mondiale intrecciandosi con le vicende sociali e politiche in cui queste aziende operano. Le decisioni, prese da alcuni di queste organizzazioni come le multinazionali e, soprattutto, dai giganti di internet hanno la capacità di ripercuotersi a livello globale in modo molto veloce. Per questa ragione è interessante vedere come negli Stati Uniti, l’epicentro di questo processo in atto nel capitalismo, la discussione non sia affatto chiusa ma, anzi, pone delle questioni di cui altri paesi e società probabilmente dovranno occuparsi tra non molto tempo.

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ABOUT THE AUTHOR

Frederick Dooley è Senior Fellow di Competere dove segue le questioni relative a economia circolare, economia dell’accesso e della condivisione, raggruppamenti delle PMI.

Ha un’esperienza nell’analisi e elaborazione di politiche per lo sviluppo sostenibile maturata dentro una delegazione nazionale presso organizzazioni internazionali. In particolare si è occupato di questioni di governance nell’elaborazione di una strategia macro-regionale europea nell’area alpina, EUSALP, concernenti principalmente energia, trasporti e digitalizzazione e superamento del digital divide. Si occupa di no profit avendo partecipato e partecipando alle attività di associazioni che operano su tematiche ambientali e al supporto di start up innovative. Attualmente si occupa di internazionalizzazione delle imprese, business development e start-up in qualità di consulente.

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