Agricoltura italiana, il futuro è 4.0L'IDEA DI STEFANO CIANCIOTTA

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La frammentazione dell’impresa agricola italiana costituisce un ostacolo allo sviluppo di imprese economiche sostenibili, ma negli ultimi anni si sono cominciate ad intravedere delle soluzioni alle sfide dell’agricoltura 4.0

IDENTIKIT DELL’IMPRESA AGRICOLA

L’impresa agricola italiana è caratterizzata da una forte frammentazione e da una conseguente dimensione ridotta, sia in termine di superficie agricola utilizzata (SAU) che in termini di occupazione.

La dimensione media delle imprese agricole italiane è di 20 ettari, contro i 60 della Germania e i 100 del Regno Unito, ma oltre il 70% del totale delle unità produttive agricole gestiscono appena il 12,6% delle SAU, con una media di 5 ettari per unità.

In particolare nel Mezzogiorno una parte rilevante delle unità agricole è dedicata all’autoproduzione. Una impresa agricola su tre è peraltro a conduzione familiare.

Questo elevato frazionamento, accentuato nelle aree montane, costituisce un ostacolo allo sviluppo di imprese economiche sostenibili ed è considerato uno dei fattori che spingono di più all’abbandono e al sottoutilizzo dei terreni in aree alpine, appenniniche e collinari.

SEGNALI DI SPERANZA

Nell’ultimo decennio, tuttavia, si sono cominciate ad intravedere delle soluzioni che, se messe a sistema, potrebbero dare un contributo efficace alle sfide dell’agricoltura 4.0.

La prima, come emerge nell’interessante Rapporto di Officina Italia, dal titolo Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane, riguarda la crescente integrazione delle attività agricole con le attività secondarie, legate al turismo e alla produzione di specialità enograstronomiche di eccellenza, che spesso diventano il fulcro intorno al quale si costruisce il nuovo modello di impresa, che sempre di più è sostenuto e promosso da giovani under 35. Basti pensare al recupero di produzioni locali di nicchia, dei prodotti IGT, del passaggio, si legge nel Rapporto, da prodotto commodity alla qualità superspecialità, supporto da tecnologie abilitanti.

Vi sono poi strumenti come i contratti di rete e i contratti di filiera, che prevedono programmi di investimento comuni, o accordi tra i privati che garantiscono all’agricoltore un prezzo predeterminato per un certo prodotto, realizzato secondo specifiche tecniche produttive, e iniziative legate al ripopolamento e alla valorizzazione delle professioni legate all’agricoltura. Attorno a questo tema sono nate iniziative interessanti come il bando Terre Originali di Regione Piemonte, finalizzato al riutilizzo dei terreni abbandonati, o il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Lazio, che ha portato alla creazione di 1748 startup.

Molto interessanti, inoltre, sotto il profilo delle economie di scala attraverso forme di condivisione, è lo strumento delle Associazioni Fondiarie, che sono delle libere unioni tra proprietari di terreni pubblici o privati con l’obiettivo di raggruppare aree agricole e boschi abbandonati, per consentire un uso economicamente sostenibile e produttivo.

Ancora più originale, inoltre, è il progetto della Regione Abruzzo per la costituzione di una Banca Dati Regionale per l’agricoltura, che consente la semplificazione delle procedure amministrative, una maggiore tutela del prodotto Made in Abruzzo tramite blockchain per sostenere le aziende agricole locali.

L’installazione di infrastrutture digitali per la raccolta e la gestione dei dati è un altro asset in cui l’aggregazione diventa fattore di successo, come insegnano i casi di Bonifiche Ferraresi, che assieme ad A2A ha già infrastrutturato 150 kmq di terreni con sensori e rete a basso consumo su radiofrequenza, o l’impiego di chip sul bestiame. O ancora l’ausilio della robotica in agricoltura per la sperimentazione e l’uso di veicoli pensati specificatamente per piccoli appezzamenti di terreno, come insegnano le esperienze portate avanti dall’Università di Bologna con BluHub, oppure l’utilizzo dei droni per il monitoraggio dei campi, sui quali stanno lavorando la Cooperativa L’Arca con l’Università de L’Aquila.

Insomma l’agricoltura si sta rinnovando, grazie anche ad un cambio generazionale che non era affatto scontato. Prova ne è, ad esempio, l’assemblea generale di Fedagri Confcooperative Abruzzo, che nei giorni scorsi ha messo a confronto in un panel costruito sul modello del Ted, giovani agricoltori provenienti da tutta Italia, per raccontare ai colleghi i loro progetti e le loro aspirazioni.

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