Diritti di proprietà: profondo rosso per l’ItaliaCOMUNICATO STAMPA

Il 7 settembre è uscito l’International Proterty Rights Index 2022, pubblicato dalla Property Rights Alliance grazie alla collaborazione con 128 think tanks. L’edizione del 2022 non porta buone notizie per l’Italia, che si colloca al 46° posto della classifica, perdendo due posizioni rispetto all’anno precedente.  

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DIRITTI DI PROPIETÀ: PROFONDO ROSSO PER L’ITALIA

INDICE ANCORA IN CALO, IL NUOVO GOVERNO INTERVENGA O PESANTEMENTE COMPROMESSA LA CAPACITÀ DI GENERARE INNOVAZIONE E SVILUPPO 

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L’Italia scivola di due posizioni nell’IPRI, al 46° posto: lontanissime le economie avanzate, in bilico la capacità di generare innovazione e di proteggere le libertà individuali

 

L’Italia sta male. Un’endemica incapacità di tutelare le libertà individuali sta precludendo al nostro Paese il dispiegarsi delle opportunità di innovazione e di sviluppo, di cui tanto avremmo bisogno in questa fase post-pandemica e di forte instabilità a livello globale. Si possono riassumere in questo modo i risultati che emergono dall’IPRI – International Property Rights Index 2022, l’unico indice globale a misurare la tutela dei diritti di proprietà – sia fisica che intellettuale – e il contesto legale e politico che li contiene. Pubblicato dalla Property Rights Alliance grazie alla collaborazione di 128 think tank da 74 Paesi, tra cui, per l’Italia, Competere, l’analisi ha coperto 129 Paesi in rappresentanza del 93,91% della popolazione mondiale. Sostenendo questo progetto, Competere prosegue il suo impegno verso il perseguimento di una società libera e giusta.

ITALIA, SIAMO IN EMERGENZA: PERSE ALTRE DUE POSIZIONI 

Passando ai dati, l’Italia si trova al 46° posto registrando un punteggio totale di 5.66, dopo Costa Rica e Slovacchia e appena una posizione sopra la Cina (seguita da Sud Africa e Brunei), con una preoccupante flessione del 7,22% rispetto al 2021. Un segnale di come il nostro Paese stia imboccando una pericolosa strada di regressione nella capacità di proteggere le libertà individuali. Per fare un confronto, il punteggio medio in UE è di 6.41, tra i Paesi dell’OECD 6.66, tra le economie avanzate 6.96: valori che ben rappresentano la distanza con gli Stati che trainano l’innovazione. Per non parlare dei leader, inarrivabili, che guidano l’IPRI: Finlandia con 8.17, Singapore con 7.97 e Svizzera con 7.94.

Dei tre indicatori di cui è composto l’indice, “sistema politico e giuridico”, “tutela dei diritti fisici” e “tutela dei diritti intellettuali”, particolarmente critica è la situazione sulla tutela dei diritti fisici, dove l’Italia è addirittura al 67° posto con un punteggio di 4.89 e una flessione del 7,22%, in coda a Paesi come Ghana, Panama, Nepal e Filippine. L’indicatore dove l’Italia registra una performance migliore è invece quello sulla tutela dei diritti intellettuali, collocandosi al 27° posto con un punteggio di 6.43.

In generale, il valore medio globale dell’IPRI ha registrato un calo per il quarto anno consecutivo a 5.19, in flessione del 7,3% rispetto al 2021, con performance particolarmente deboli per le componenti legate al sistema politico e giuridico che si fermano ad un punteggio di 5.06.

“I diritti di proprietà sono una colonna della nostra vita civile, abilitatori di libertà individuali che permettono il pieno dispiegamento delle opportunità di innovazione e garantiscono una qualità della vita dignitosa, tanto più in un momento di sfide vitali al sistema liberale. Purtroppo, l’Italia prosegue la sua marcia involutiva. Il nuovo Governo che si formerà dalle imminenti elezioni dovrà inserire la tutela dei diritti di proprietà come priorità della sua agenda se vorrà sperare di avviare un circolo virtuoso di innovazione: senza di essi, ogni progetto di policy rischia infatti di essere soffocato da pesanti zavorre che imbrigliano le nostre capacità di sviluppo e impediscono alla nostra economia di essere competitiva” – ha affermato Pietro Paganini.

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