Ideologia vs scienza: sfide e opportunità nella protezione dell’ambienteL'IDEA DI MONICA TOMMASI

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Ieri, 5 giugno, è stata celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, per promuovere la consapevolezza di uno stile di vita sostenibile e la protezione del nostro pianeta. Tuttavia, per ottenere veri risultati, è fondamentale abbandonare l’approccio ideologico, adottare policy fondate su dati scientifici e soprattutto puntare a obiettivi realistici.

Dopo aver a lungo ignorato o sottovalutato la dimensione ambientale, in questo secolo l’economia si trova a fare seriamente i conti con l’ambiente. La politica, però, è più concentrata sul clima che sull’ambiente. Infatti a partire dal 2006, il clima è al centro delle politiche dell’ONU, dei paesi dell’OCSE e soprattutto dell’Unione Europea che si è posta obiettivi molto ambiziosi di riduzione delle emissioni e dei consumi, così ambiziosi e ossessivi per tempi e modalità che ha tralasciato una attenta valutazione degli aspetti sociali, economici e anche ambientali

UN APPROCCIO IDEOLOGICO 

Questo accade a causa di un approccio ideologico e non scientifico: nella narrazione pubblica, non c’è un problema ambientale che non venga causato dalla crisi climatica, anche quando sono lampanti inadempienze come la mancata prevenzione dei rischi, da quello idrogeologico a quello sismico.

Questa eccessiva semplificazione della realtàobiettivi talmente ambizioni da essere irrealistici o, persino, controproducenti – sta facendo credere a molte persone che l’ambiente si possa salvare a colpi di minestrone sulle opere d’arte o di vernice sui palazzi storici e che basti chiedere in tv o sui social l’abbandono immediato delle fonti fossili e l’installazione di tanti impianti di energia elettrica intermittente, pali e pannelli per intenderci, per salvare il pianeta.

I RISCHI DI UN’ECCESSIVA SEMPLIFICAZIONE 

Ma le ricette semplici non vanno bene in un mondo complesso e il rischio è duplice: il primo è l’aumento dei problemi ambientali del pianeta e il secondo è il rigetto da parte dei cittadini a causa di politiche fatte di divieti, di obblighi e, soprattutto, di costi altissimi a carico dei cittadini meno abbienti. 

L’APPROCCIO SCIENTIFICO 

Occuparsi di ambiente, invece, vuol dire fare i conti e farli bene ed essere consapevoli che nessuna soluzione è priva di impatti. Ad esempio, non tutte le famiglie potranno rendere efficiente la propria abitazione o installare pannelli sul tetto o comprarsi una macchina elettrica perché, è vero che il sole è gratis, ma non sono gratis le materie con cui sono fatte le tecnologie. Inoltre non ce ne sono a disposizione abbastanza per tutti gli abitanti del pianeta, mentre il clima è un problema globale, su cui i paesi europei possono influire per meno dell’8%. 

Infatti, la domanda di metalli per le batterie o per altre tecnologie green per soddisfare gli obiettivi climatici europei, nei prossimi decenni, crescerà come mai prima nella storia dell’umanità e dovremo, quindi, calcolare gli impatti per la loro estrazione oltre che fare i conti con il monopolio cinese delle filiere della loro lavorazione. 

Dovremmo anche considerare la recente prospettiva di sfruttamento dei fondali oceanici che potrebbe essere ambientalmente devastante perché i suoi impatti sono ancora ignoti. Non dobbiamo, inoltre, rinunciare alla tutela del paesaggio e a ridurre il consumo di suolo: collocare questi impianti green potrebbe avere un costo ambientale, sociale e culturale davvero troppo alto, anche a casa nostra. 

Per queste e altre ragioni economiche e sociali, i combustibili fossili dureranno ancora a lungo. È bene utilizzarli nel modo migliore, riducendo il più possibile gli impatti. È questo il motivo per cui, per gli Amici della Terra, i principi della neutralità tecnologica e dell’efficienza energetica vengono prima di tutto.

*Monica Tommasi è Presidente presso Amici della Terra Italia ed è membro del Comitato Scientifico di Competere. 

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