Il 2022 del vino: ricette per un cambiamento culturale necessarioL'IDEA DI MASSIMILIANO PILLON

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L’edizione 2022 di Vinitaly è stata incentrata sul restart. Se da un lato la volontà di ripartire si sentiva forte tra i Padiglioni di Veronafiere, dall’altro non si possono ignorare le profonde linee di tensione che attraversano il settore, già appesantito da un 2020 segnato dal Covid.

LE SFIDE PER IL MONDO DEL VINO

Tra le principali sfide che il settore deve affrontare troviamo:

  • La crisi energetica e delle materie prime. Acuitasi con la guerra in Ucraina, sta causando pressioni insostenibili per le aziende. Il Censis stima 1,1 miliardi di euro di extracosti per la filiera, la Coldiretti parla di un +35% sul 2021: +30% per le bottiglie, +40% per i tappi non di sughero, +35% per le etichette e +45% per i cartoni di imballaggio. Per non parlare della logistica (crescite dal 400% al 1000%). Aumenti che non possono riversarsi pienamente sul costo del vino.
  • Il mercato russo. Come rilevato da Nomisma Wine Monitor, l’Italia nel 2021 era il primo fornitore della Russia con un valore delle esportazioni di 345 milioni di euro, circa 400 milioni considerando anche l’Ucraina. Siamo il Paese più esposto a livello europeo, con un interessamento del 6% dell’export totale, un valore sicuramente rilevante.
  • Le battaglie a livello europeo, come il Nutriscore e il Cancer Plan. Vedono il vino sul banco degli imputati e potrebbero portare a dinamiche restrittive.
  • Il cambiamento climatico. Siccità e aumento delle temperature rischiano di provocare uno spostamento verso Nord delle coltivazioni di vino, creando difficoltà per le aziende tradizionalmente produttrici e aprendo nuovi fronti di opportunità per i Paesi con meno tradizione.
VERSO UNA DISRUPTION GLOBALE

Di fronte a queste enormi tensioni si avverte forte il rischio di disruption che minacciano di ridisegnare la mappa della “geopolitica del vino”, e la magnitudo di questa rottura sarà tanto più grande quanto più a lungo durerà questa situazione di volatilità sui mercati. I prezzi peseranno in maniera asimmetrica andando a colpire in maniera maggiore le medie realtà che non possono contare su economie di scala ma hanno strutture dei costi elevate, la competizione sempre più concentrata e spietata creerà vincitori e vinti, vi saranno potenziali barriere alla libera circolazione delle merci dovute alle frizioni geopolitiche. Il mondo del vino non sarà più lo stesso.

COSA POSSIAMO FARE: LA NECESSITÀ DI UN CAMBIAMENTO CULTURALE

Quale bussola usare, quindi, per navigare questa situazione? Se da un lato vi è l’ovvia necessità di fare sistema e affrontare queste sfide in maniera unita, dall’altro questo non sarà sufficiente se prima non si avvierà una vera e propria trasformazione culturale. Tre le direttrici che dobbiamo perseguire:

  • Responsabilità sociale. Sarà indispensabile creare osmosi tra l’ambiente produttivo e il tessuto sociale dei territori per poter abilitare forze di sviluppo diffuse, in un’ottica di responsabilità sociale della filiera. In particolare, le scuole e le Università devono essere maggiormente coinvolte nella costruzione dello sviluppo locale, permettendo trasferimento tecnologico e contaminazione con discipline e mentalità diverse.

  • Dal colonialismo all’ecosistema. Stop a logiche di prezzo al ribasso e alla saturazione del mercato con prodotti scadenti che drogano di pubblicità le preferenze dei consumatori. Avviamo invece un discorso di collaborazione trasversale con i mercati target volto a far comprendere il giusto valore del prodotto attraverso sia uno sforzo istituzionale, sia con un lavoro qualitativo da parte degli agenti, i quali troppo spesso richiedono prodotti di qualità a un prezzo sempre minore. 

  • Visione e programmazione. Occorre delineare una strategia di medio-lungo termine che vada ad anticipare le dinamiche commerciali e di prezzo, garantendo in questo modo stabilità e respiro finanziario alle aziende. I Consorzi in collaborazione con le Istituzioni possono giocare un ruolo fondamentale nell’indicare priorità strategiche e potrebbero farsi parte attiva nelle politiche di approvvigionamento dei materiali.

Queste tre sfere rappresentano un profondo cambiamento culturale e un’apertura verso una stabile internazionalizzazione delle nostre aziende. Esse diventerebbero parte integrante di un sistema imprenditoriale in grado di garantire competitività e stabilità al settore, elementi che – con alcune eccezioni – oggi si faticano a trovare. Si tratta di un lavoro immenso in un periodo complesso, ma quanto mai vitale. Non dobbiamo spaventarci ma rimboccarci le maniche: il futuro, all’inizio, è sempre un cantiere.

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