Proprietà intellettuale: l’Italia risale la classifica di dieci posizioniCOMUNICATO STAMPA

Diritti di proprietà: il 27 settembre è uscito l’International Property Rights Index 2023, pubblicato dalla Property Rights Alliance grazie alla collaborazione con 131 think tanks. L’edizione del 2023 porta buone notizie per l’Italia, che si colloca al 35° posto della classifica, acquistando dieci posizioni rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il Paese resta un fanalino di cosa in Europa.   

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PROPRIETÀ INTELLETTUALE: L’ITALIA RISALE LA CLASSIFICA DI DIECI POSIZIONI

PAGANINI «SIAMO 35ESIMI A LIVELLO GLOBALE. MA RESTIAMO TRA GLI ULTIMI IN EUROPA»

 

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«Bene, ma non benissimo. Per quanto risaliamo la classifica dell’Ipri (International Property Rights Index, ndr) di dieci posizioni, restiamo un fanalino di coda in Europa. Non è soddisfacente dire, infatti, che abbiamo superato di nuovo Paesi quali Ghana, Panama, Nepal e Filippine, dietro i quali arrancavamo nel 2022. Stride che un membro del G7 canti vittoria per simili risultati». Così Pietro Paganini commenta l’edizione 2023 dell’Ipri.

Pubblicato dalla Property Rights Alliance grazie alla collaborazione di 131 think tank da 73 Paesi, tra cui, Competere per l’Italia, l’analisi ha coperto 125 Paesi in rappresentanza del 93,4% della popolazione mondiale e di quasi il 98% del Pil globale.

Nella classifica generale, l’Italia ha ottenuto un risultato pieno pari a 6 punti, guadagnando circa mezzo punto sulla classificazione dell’anno passato (5,66). Siamo 35esimi a livello mondiale, su una classifica complessiva di 125 Paesi, e 18esimi nella graduatoria ristretta all’Europa occidentale.

«L’aspetto positivo – aggiunge Paganini – è la promozione piena ottenuta da Fmi e Banca mondiale in merito alla nostra stabilità economica. Altri elementi positivi emergono osservando nel dettaglio parametri quali indipendenza della magistratura, Rule of law e policy anticorruzione. Il punto debole sta però nella scarsa sensibilità, della politica e delle forze sociali, nella tutela dei diritti di proprietà intellettuale, che sono il plus concorrenziale delle imprese per competere sul mercato globale. Queste dieci posizioni riguadagnate in un anno sono l’effetto virtuoso dei governi precedenti. In fatto di concorrenza e libero mercato, l’attuale esecutivo deve ancora indicare quale linea intenda seguire. Anche per questo, nonostante si sia trattato di una vittoria a metà, confidiamo che l’assegnazione a Milano della terza sezione del Tribunale europeo dei brevetti (Tub) porti benefici sotto il profilo economico e di giurisdizione e quindi effetti ancora migliori sull’indice Ipri del 2024».

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