Sostenibilità: la filiera dell’olio di palma anticipa gli standard EudrCOMUNICATO STAMPA

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SOSTENIBILITÀ: LA FILIERA DELL’OLIO DI PALMA ANTICIPA GLI STANDARD EUDR

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Paganini: «I dati confermano Paesi produttori già in linea con la nuova normativa Ue anti-deforestazione. L’Italia acceleri nell’implementazione della regolamentazione»

 

«Prima di parlare di sostenibilità, bisogna controllare cosa già fanno le forze produttive. Magari si scopre che sono più virtuose dei regolamenti introdotti». Lo dice Pietro Paganini, commentando i recenti dati di Global Forest Watch (Gfw), da cui emerge come la filiera dell’olio di palma vada in controtendenza rispetto all’aumento dello sfruttamento delle foreste pluviali primarie registrato negli ultimi due anni. «Purtroppo, il processo di deforestazione è in crescita. Tra il 2021 e il 2022, sono stati erosi 4,1 milioni di ettari di foreste nel mondo. Brasile e Congo RDC sono i Paesi più colpiti. Al contrario, i quattro maggiori produttori di olio di palma (Indonesia, Malesia, Colombia e Guatemala) hanno saputo mettere in pratica soluzioni di sintesi tra interessi economici, cambiamento climatico e sicurezza alimentare».

L’“Osservatorio sulle materie prime agricole globali” di Competere ha calcolato che gli 8 miliardi di popolazione mondiale richiedono, ogni giorno, quasi 20 trilioni di calorie, di cui il 30% grassi e il 10% grassi saturi. «Stando a questi numeri – aggiunge Paganini – l’olio di palma rappresenta una materia prima fondamentale per la nutrizione del Pianeta, ed è, peraltro, fonte di sostenibilità economica per decine di milioni di piccoli coltivatori che, altrimenti, sarebbero esclusi dal sistema di produzione globale».

Dall’analisi dei dati di Gfw (vedi grafico), Competere ha osservato che i primi quattro importatori in Europa (appunto Indonesia, Malesia, Colombia e Guatemala) hanno già adottato policy di successo in fatto di lotta alla deforestazione. Le azioni correttive, impiegate attraverso l’obiettivo di emissioni negative di CO2 entro il 2030, hanno portato a una significativa riduzione della perdita di foreste.

«L’ Italia – conclude Paganini – è in ritardo nella regolamentazione. Almeno a livello istituzionale. Bisogna creare un tavolo di lavoro quindi, che includa le associazioni di categoria direttamente coinvolte, per implementarla, sull’esempio dei Paesi del Nord Europa».

«Sono risultati raggiunti grazie alla lungimiranza delle imprese, che hanno accolto la sfida della sostenibilità, introducendo innovazioni tecnologiche, anticipando provvedimenti quali lo stesso Eudr e introducendo standard di certificazione riconosciuti da istituzioni e Ong quali Fao e Wwf. Ne è conseguito che l’olio di palma certificato come sostenibile è diventato un benchmark per tutte le altre materie prime agricole che l’agrifood europeo importa e trasforma».

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