Olio di palma indonesiano: scenari di deforestazione e prezziDI ANTONIO PICASSO E BENEDETTA ANNICCHIARICO

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Nelle ultime settimane, si è tornati a parlare di olio di palma e della sua abilità di soddisfare la domanda europea a seguito della crisi russo-ucraina che ha messo in discussione la disponibilità, sui mercati globali, della maggior parte delle derrate di olio di girasole. Contestuali a queste dinamiche di mercato, alcune voci del mondo ambientalista hanno ripreso non nuove accuse di deforestazione alla filiera, che meritano di essere sopite immediatamente, in quanto tra tutti gli oli vegetali utilizzati dalle aziende dell’agrifood, quello estratto dalla palma dispone delle maggiori e più autorevoli certificazioni di sostenibilità. Gli attacchi ideologici contro i produttori – Paesi e aziende – di olio di palma certificato come sostenibile, in merito alle pratiche di deforestazione, sono stati più volte confutati grazie a inattaccabili studi scientifici.

La conferma più recente e forse anche la più autorevole di questo trend positivo, viene dalla Global Forest Watch (Link), che registra per il quinto anno consecutivo un consistente rallentamento del tasso deforestazione in Indonesia:

SLOWING DEFORESTATION: LO STUDIO

Tuttavia, come se non fossero bastati i lavori precedenti, torna utile un nuovo reportSlowing deforestation in Indonesia follows declining oil palm expansion and lower oil prices”, commissionato da WWF-US e Global Environment Facility a una decina accademici, di cui la maggior parte europei, ma anche indonesiani e canadesi.

Lo studio si propone di presentare una serie annuale che mostra l’espansione delle piantagioni industriali quanto dei piccoli agricoltori e della perdita di foreste. Sottolinea fin da subito come, già in passato, vari studi avessero cercato di tracciare il legame tra espansione dell’industria della palma da olio e la deforestazione in Indonesia attraverso il tempo.

Un’analisi ha stimato che tra il 2001 e il 2016 le piantagioni industriali di palma hanno causato il 23% della deforestazione totale a livello nazionale. Su un periodo di tempo più lungo però, tra il 1975 e il 2015, uno studio regionale ha stimato che nell’area del Kalimatan (Borneo indonesiano), l’industria abbia causato solo il 15% della deforestazione. Confrontati tra loro, questi studi dimostrano che l’impatto delle palme da olio sulle foreste varia su base geografica e temporale. Altri studi più recenti hanno dimostrato che l’espansione industriale e la conversione delle foreste stanno rallentando.

Le analisi dicono che l’area forestale si è ridotta dell’11% dal 2001 al 2019, con una perdita annua media di 0,51 Mha (milliettari). In questo periodo di 18 anni, l’Indonesia ha guadagnato 8,48 Mha di piantagioni di palma (6,19 Mha industriale, 2,28 Mha di piccoli proprietari) raggiungendo un’area totale di 16,24 Mha nel 2019, di cui il 64% è industriale e il 36% sono piccoli proprietari.

Le piantagioni industriali e quelle dei piccoli proprietari seguono tendenze simili: l’espansione e la conversione delle foreste a piantagioni di palma sono aumentati rapidamente negli anni Duemila, raggiungendo il picco nel 2009 e nel 2012, per poi rallentare in modo costante. Nel 2019, l’espansione delle piantagioni è tornata ai livelli precedenti al 2004.

COSA C’È DIETRO AI TREND

Perché l’espansione delle piantagioni è rallentata dopo il 2012?

Va fatto un ragionamento sul prezzo. Il valore di mercato dell’olio di palma crudo è infatti sceso e salito nel periodo di tempo in oggetto, con picchi nel 2008 e nel 2011. Come si osserva nel grafico qui sotto, gli autori notano una correlazione positiva tra prezzi annui e l’espansione delle piantagioni, come anche tra i prezzi e la perdita di foresta. Una diminuzione dell’1% nel prezzo di olio di palma certificato è associato a una riduzione dell’1,08% di nuove piantagioni industriali e a una riduzione dello 0,68% in perdita forestale.

A sinistra, espansione annuale delle coltivazioni industriali di palma; a destra, media annua del prezzo di olio di palma crudo. Serie 2001-2021. Le barre bianche rappresentano le aree forestali convertite nello stesso anno in coltivazioni. Le barre nere rappresentano aree non-forestali convertite alla palma da olio. (Fonte, “Slowing deforestation in Indonesia follows declining oil palm expansion and lower oil prices”.

Tale correlazione suggerisce che la finanza abbia giocato un ruolo importante. Le economie di Cina e Indiasono prosperate tra il 2000 e il 2011 e il prezzo dell’olio di palma certificato è aumentato di quattro volte. Tra il 2011 e il 2012, la crescita economica di Cina e India è rallentata, il mercato non è riuscito ad assorbire l’offerta, e i prezzi sono scesi.

Perché la perdita forestale ha raggiunto il picco nel 2016 per poi rallentare tra il 2017 e il 2019?

Il picco è in parte dovuto ai roghi che hanno colpito il Kalimatan in seguito alla siccità causata da El Niño sul finire del 2015. D’altra parte, in molte regioni, le foreste rimanenti sono protette o inaccessibili, e una solida base legale a sostegno della rivendicazione delle terre da parte delle comunità locali hanno ridotto l’accesso alle foreste da parte di imprese. Inoltre, sempre più consumatori cercano prodotti che considerano etici, cioè quelli non legati alla deforestazione, e sempre più imprese stanno adottando impegni alla deforestazione zero.

Guardiamo quindi il lato positivo: la deforestazione è diminuita sensibilmente negli ultimi cinque anni. Diversi passi sono stati fatti per proteggere le foreste, anche tramite la gestione delle comunità locali. La trasparenza è migliorata, in parte grazie alla disponibilità di strumenti di monitoraggio in tempo reale della deforestazione e ai criteri delle certificazioni di sostenibilità.

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