Claim ed etichette alimentari: L’insostenibile leggerezza dei labels

La sfida della sostenibilità passa per la nutrizione. Essa non è un’azione fine a sé stessa ma ha conseguenze planetarie. Dalla raccolta delle risorse alla produzione degli alimenti. Dal loro trasporto verso i consumatori a tutti gli scarti prodotti lungo il processo.

Il bilanciamento tra la necessità di nutrirsi, la tutela dell’ambiente e l’impatto che l’Uomo ha sui cambiamenti climatici è radicalmente importante. La Nutrizione sostenibile è un concetto che, applicato al reame dell’alimentazione, riguarda tutti i contesti appena menzionati. La nuova strategia contenuta nel Green Deal europeo, la Farm to Fork, è una risposta all’esigenza di un’azione di sistema.

Scorciatoie cognitive

Con azione di sistema si intende l’insieme degli attori pubblici e privati che compongono l’Unione Europea. Gli agricoltori, le aziende, gli Stati e il consumatore. Quest’ultimo, in particolare, è colui che determina la domanda dei prodotti. La Farm to Fork insiste sul rapporto con la società civile, il perno all’interno del concetto di nutrizione sostenibile. Come interagire con il consumatore per facilitare questa transizione da alimenti non sostenibili a soluzioni più in linea con gli obiettivi?

I claim comparativi e le etichette nutrizionali puntano a realizzare delle scorciatoie cognitive nel consumatore: l’utilizzo della razionalità limitata attraverso la quale un soggetto si forma un’opinione (rapidamente) unendo elementi emotivi e di fiducia diversi. Dato un insieme di informazioni complesse, fornire risposte semplici ed intuitive è senz’altro il modo migliore per aiutare le persone ad orientarsi.

Oppure no?

L’insostenibile leggerezza delle… etichette

claim e le etichette possono essere il metodo più rapido per convogliare un messaggio. Molte volte però accade che la complessità di una questione venga ridotta talmente al minimo da diventare falsa oppure fuorviante. Un esempio sono i label “Free from” con i quali il produttore valorizza quello che il prodotto non possiede. Questa comunicazione, a volte, risulta utile a capire se il prodotto in questione abbia acquisito un valore aggiunto positivo (un miglioramento).  Altre volte invece, la comunicazione diventa ingannevole.  Alcuni alimenti dove tale ingrediente non viene impiegato si trovano comunque ad esporre il label per esigenze di marketing.

Questo disorienta il consumatore. Inoltre, si rischia di eliminare dal mercato alimenti che hanno un peso positivo all’interno dell’alimentazione sostenibile. L’Olio di Palma è un esempio di quanto questo approccio possieda delle limitazioni. Nonostante la vasta letteratura a sostegno di questa risorsa per la Nutrizione del futuro, ad oggi la sua reputazione risulta ancora negativamente alterata.

Coinvolgere il consumatore

Per garantire il successo della strategia europea è necessario ripensare come coinvolgere il consumatore nei processi produttivi e decisionali. Semplificare la scelta dei cittadini è senz’altro obbligatorio, ma questo deve accadere senza una penalizzazione ingiustificata di altri prodotti. È fondamentale che la legislazione capisca se sia possibile regolamentare questa fattispecie per contribuire ad una lineare e corretta educazione all’acquisto.